Secondo ciclo/1: un rinvio inevitabile

L’atteso appuntamento del 15 settembre 2005 tra il Governo e la Conferenza delle Regioni, uno snodo cruciale sul destino della riforma del secondo ciclo, si è dunque concluso con un giudizio “fermamente negativo sull’impianto complessivo e sul testo del decreto di riforma” da parte della maggioranza delle Regioni (tutte tranne Lombardia, Veneto, Sicilia e Molise), ma anche con la espressione formale del parere che, per quanto negativo, consente al Governo di procedere ai passi ulteriori: invio dello schema di decreto legislativo alle Camere, acquisizione del parere delle Commissioni competenti e, forse, approvazione del testo definitivo entro il 17 ottobre 2005.
Delusi i falchi dei rispettivi schieramenti: quelli che, dall’interno del Governo, premevano per dare avvio alla riforma, senza alcuna ulteriore mediazione con le Regioni, a partire dal 1° settembre 2006, e quelli che, dall’interno delle Regioni guidate dal centro-sinistra, puntavano allo scontro frontale, che sarebbe stato inevitabile se il Governo avesse mantenuto ferma quella data.
Il ministro Moratti, con il forte dissenso – secondo quanto risulta a Tuttoscuola – del suo sottosegretario Aprea, ha alla fine deciso di sbloccare la situazione offrendo alle Regioni (e incassando da queste l’unanime apprezzamento) lo slittamento di un anno dell’avvio della riforma e l’assicurazione di non promuovere alcuna forma di sperimentazione del nuovo ordinamento prima dell’avvio della riforma. Una decisione “dolorosa” per il ministro, ma pragmatica. Così ci sarà il tempo per riaprire il confronto politico, istituzionale e tecnico con le Regioni, sia con quelle che contestano l’impianto della riforma sia con quelle che invece lo giudicano favorevolmente (le quattro sopra indicate) ma che apprezzano anch’esse la riapertura del confronto di merito.
Considerati i tempi stretti per l’approvazione in via definitiva del decreto (17 ottobre 2005), l’imminenza delle iscrizioni per l’anno scolastico 2006-2007 (gennaio 2006), le perduranti incertezze sulla struttura del sistema di istruzione e formazione, i ritardi ormai incolmabili nella formazione dei docenti e nella predisposizione dei libri di testo, il rinvio al 2007-2008 era inevitabile. Va considerato anche il fatto che sull’assetto definitivo della riforma peserà l’esito delle prossime elezioni politiche: chiunque le vinca, avrà un anno di tempo in più per fare le cose in modo più meditato, e – si spera – con un più ampio coinvolgimento del mondo della scuola nell’accompagnamento dei processi innovativi.