Secondaria/1. La grande attesa

La scuola secondaria superiore italiana attende con impazienza, e anche con preoccupazione, di conoscere le non poche novità che – malgrado le rassicurazioni del ministro Gelmini sul carattere non rivoluzionario della riforma, in equilibrio tra tradizione e modernizzazione – caratterizzeranno i piani di studio in vigore dal 1° settembre 2010.

Con impazienza perché quella della secondaria superiore è una “riforma necessaria”, per citare il titolo di un saggio di Giuseppe Bertagna (del 1993!), ispiratore della riforma Moratti. Un riforma attesa dalla metà degli anni sessanta dello scorso secolo come conseguenza naturale della unificazione della scuola media (1962), e come risposta ai sussulti innovatori del ’68.

Con preoccupazione perché quella che viene presentata come una riforma comunque “epocale”, la prima grande riforma globale dopo quella di Giovanni Gentile (1923), rischia di calare sulla scuola italiana in modo improvviso e anche un po’ improvvisato, a causa dei tempi fattisi ormai strettissimi, dovuti ai ritardi che ne hanno caratterizzato il faticoso percorso di elaborazione.

La consapevolezza di non dover perdere ulteriore tempo, e le ragioni della politica economica del governo, sono alla base della decisione di non prorogare per l’ennesima volta l’avvio della riforma. Ma alle fondate preoccupazioni il Ministero ha il dovere di rispondere con una grande campagna di informazione e formazione, che metta il mondo della scuola in condizione di gestire attivamente le innovazioni, e non di subirle, perché in questo secondo caso la tendenza all’adattamento camaleontico vanificherebbe ogni vera novità.