Se sei un genio ti tirano le pietre

In Italia, anche se da qualche anno si parla di eccellenze e di alunni da premiare per capacità e meriti, non esiste alcuna norma che, a differenza di quanto prevedono alcuni Paesi europei, riconosca ai ragazzi intellettualmente plusdotati un percorso scolastico differenziato.

Il nostro ordinamento scolastico prevede abbreviazione di percorsi (anticipi, passaggi per idoneità), ma non li riserva ai plusdotati, perché chiunque se ne può avvalere, anche senza merito. Se un alunno plusdotato accelera il suo percorso scolastico può al massimo guadagnare un anno, ma altri anticipi gli vengono negati, anche se ha raggiunto livelli di apprendimento eccezionali.

Il vero problema, però, è quello di riconoscere questi alunni, senza scambiarli per alunni demotivati, svogliati o distratti, aiutandoli invece a valorizzare i talenti di cui sono dotati.

All’università Bocconi di Milano è nato da tempo il network Ulisse, una rete di protezione per i ragazzi plusdotati che in molti casi la scuola etichetta come ‘iperattivi’ o, peggio, ipercinetici (si parla di una percentuale, non confermata, del 5%).

Il progetto è finalizzato ad incentivare le ricerche sul tema della plusdotazione e a sostenere le famiglie dei piccoli geni. La neonata ‘Rete Ulisse’, infatti, prevede di garantire mezzi e risorse per la plusdotazione in Italia ed in Europa ed è stata realizzata nell’ambito del progetto Tutti diversi/tutti uguali, attivato dalla Bocconi.

Non vedendosi riconosciute le loro qualità, non sentendosi gratificati né stimolati, i piccoli, anche se dotati di un intelligenza superiore alla media, ottengono molte volte pessimi risultati in ambito scolastico a causa di ansia, eccessivo nervosismo o incapacità di concentrazione, che sono evidenti sintomi di un malessere interiore. I ragazzi plusdotati non sono iperattivi, non vanno sedati.

Spesso, i talenti dei ragazzi “plusdotati” sono specifici e difficili da riconoscere: è il caso della statistica, della matematica, della logica. A differenza dei loro coetanei, i bambini “troppo intelligenti” non hanno bisogno di ripetizioni multiple, e una volta intuito un concetto “spengono” la loro attenzione e la dedicano a altro. “Non chiediamo certo scuole differenziate come si usava un tempo per i bambini diversamente abili – ha spiegato a Repubblica Anna Maria Roncoroni, psicologa, tra le fondatrici del nuovo network – Piuttosto, vogliamo offrire agli insegnanti e alle famiglie gli strumenti per capire, e dare quindi a questi ragazzini la possibilità, dentro e fuori le aule, di usare al meglio le proprie doti, e di non indirizzarle contro di sé o venire curati per malattie che non hanno come spesso accade”.