Se le ripetenze venissero ridotte per legge…

Ma proviamo a ragionare come se fossimo in Austria (idea che piacerebbe almeno al presidente della provincia autonoma di Bolzano, Luis Durnwalder: “siamo una minoranza austriaca che vive in Italia”): eliminazione per legge delle bocciature. L’ex ministro Fioroni ci aveva anche provato, senza molta convinzione e con scarsa progettualità, nel 2006 con l’aiuto dell’allora ministro dell’economia Padoa-Schioppa; il ministro austriaco dell’istruzione Schmied, invece, ci prova ora, pensando di accompagnare l’idea con un sistema di corsi di recupero e rinforzo.

Se l’idea di Fioroni in versione austriaca venisse realizzata oggi, cosa succederebbe?

Stimato in 180 mila il numero di studenti del 1° e 2° anno delle superiori promossi anziché bocciati, e considerato che il rapporto alunni/classe è oggi pari a 23 studenti per classe, si dovrebbero sopprimere nel solo biennio iniziale delle superiori circa 7.800 classi, non più necessarie per contenere, come è sempre avvenuto, anche gli alunni ripetenti. In poche parole le bocciature costano all’erario 7.800 classi in più. Per il solo biennio iniziale delle superiori.

La chiusura di quelle classi comporterebbe, però, la riduzione anche del fabbisogno di docenti e di personale Ata per circa 17.500 posti di insegnante e altri 5 mila di Ata.

Se invece la soppressione delle bocciature fosse soltanto corrispondente alla quota del 10%, come aveva previsto la relazione tecnica della finanziaria 2007, vi sarebbe un riduzione, in proporzione, di 1.750 docenti e di 500 unità di personale Ata.

Se la logica di una simile riforma non fosse quella di ridurre la spesa, come intendeva invece la finanziaria 2007, ma volesse conseguire soprattutto l’obiettivo di recuperare tutti o tanti al sistema di istruzione, buona parte dei posti di organico potrebbe essere riconvertito nelle azioni mirate di recupero e rinforzo come ipotizza anche il progetto austriaco.

E vi sarebbe anche una minore dispersione, che nel sistema di istruzione italiano rappresenta un pesante fardello, recentemente quantificato, molto per difetto, dal ministro Sacconi in 46 mila studenti all’anno. Impostata in questi termini, la soluzione austriaca potrebbe quindi diventare un tema per la discussione.