Se è l’amministrazione scolastica a violare le regole

Il fenomeno delle assegnazioni provvisorie non regolari e in violazione delle norme è un fatto ormai consolidato, soprattutto quando riguarda il passaggio da una provincia ad un’altra.

Per fortuna si tratta di un fenomeno dalle dimensioni contenute, ma resta comunque come segno di clientelismo con negativi effetti di sperequazione e di disservizio. Di cui sono responsabili diverse amministrazioni scolastiche periferiche (soprattutto meridionali), grazie a dirigenti compiacenti.

Ogni anno tra ministero e sindacati scuola vengono definite in contrattazione decentrata le regole che consentono a particolari categorie di docenti, e solo a determinate condizioni, di richiedere, limitatamente all’anno scolastico, di essere utilizzati o assegnati ad una sede diversa da quella di titolarità.

Tra le diverse disposizioni che regolano l’assegnazione provvisoria da una provincia ad un’altra ve n’è una che riguarda anche i docenti appena immessi in ruolo: Non sono consentite le assegnazioni provvisorie di sede nei confronti di personale di prima nomina.

La norma è tanto chiara quanto ignorata. E peggio.

Lo sanno molto bene molti insegnanti (e non solo quelli) immessi in ruolo in provincia diversa da quella di residenza che sanno di potere contare su qualche santo protettore di casa loro.

Quando in questi giorni si presentano al dirigente scolastico della sede in cui devono prendere servizio – capita, ad esempio, a Roma e non solo – fanno presente di essere già in attesa di assegnazione provvisoria per la sede di residenza. Sanno di non avere diritto all’assegnazione in quanto di prima nomina, ma sanno anche che con atto discrezionale (e illegittimo) verranno richiamati a casa dall’ufficio scolastico della provincia dove abitano. Basta aspettare.

Se irregolarità deve esserci, almeno si faccia presto per evitare una spiacevole rotazione di insegnanti a danno della continuità didattica. Ma non sarà così, come ormai capita da anni.

Il richiamo in patria avviene quasi mai prima dell’inizio delle lezioni, come sarebbe logico: arriva spesso dopo un mese o due, lasciando vacante il posto su cui dovrà essere nominato un supplente. Ingiustizia e danno.

E tutto questo grazie ad amministrazioni compiacenti.