Se il governo scende a 12 ministri

Tra le ipotesi che circolano in questi giorni c’è quella del rimpasto del governo Prodi, all’inizio del 2008. Un rimpasto che – sempre nell’ipotesi di tenuta dell’attuale quadro politico – ridurrebbe drasticamente il numero dei ministri, come prevede l’emendamento taglia-ministri approvato dal Senato la scorsa settimana. E a quel punto ci potrebbero essere esclusioni eccellenti. Vediamo cosa potrebbe succedere.
La tenuta dell’attuale coalizione comporterebbe la presenza nel governo di almeno un rappresentante dei soggetti politici diversi dal Partito Democratico (l’UDR di Mastella, l’ex Rosa nel pugno di Bonino-Boselli, i Verdi di Pecoraro Scanio, l’Idv di Di Pietro, il PRC di Ferrero e i Comunisti italiani di Bianchi-Diliberto). Ben 6 forze politiche, alle quali si potrebbero aggiungere anche i gruppi che fanno capo a Lamberto Dini e a Fabio Mussi, che non hanno aderito al PD.
Se ciascuno dei sei partiti minori, per non parlare di Dini e Mussi, rivendicasse un posto, al Partito Democratico ne resterebbero solo sei. Ma il PD, nel quale sono confluiti i due maggiori partiti, DS e Margherita, ha attualmente 12 ministeri su 18 (e addirittura 19 su 26 se si considerano i ministeri senza portafoglio): se si mantenesse la proporzione, al PD spetterebbero 8 posti (oltre alla Presidenza del Consiglio).
Siamo ovviamente nel campo delle ipotesi. Supponendo ancora che il PD “sacrifichi” un posto sull’altare dell’unità della coalizione, e che quest’ultima si ricompatti, i ministri espressi dal PD sarebbero 7, presumibilmente 4 degli ex DS e 3 dell’ex Margherita. In pochi tra gli attuali ministri potrebbero essere sicuri di essere riconfermati. Tra questi dovrebbe esserci il ministro Fioroni, che pur dovendosela vedere con rutelliani, parisiani, bindiani, sostenitori di Enrico Letta e altre formazioni minori, ha ormai raggiunto un peso politico nella coalizione che gli garantisce buone probabilità di restare al suo posto.