Se gli organi collegiali non hanno funzionato, la colpa principale è dei dirigenti

Dopo gli interventi dei nostri lettori Umberto Tenuta, Cinzia Olivieri, e Nino Sanfratello, in seguito al dibattito aperto da Salvatore Provenzani sul tema degli organi collegiali, pubblichiamo un nuovo intervento sull’argomento di Giuseppe Richiedei.

Invitiamo gli altri lettori a inviarci le loro opinioni sul tema (o su altri temi nuovi da proporre), scrivendoci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.

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Il dibattito sugli organi collegiali non è facile e si presta a molteplici fraintendimenti e confusioni.

Anche nell’ultimo intervento si solleva la innegabile difficoltà di coinvolgere tutti i genitori, che sconvolgerebbero l’organizzazione scolastica sia per il loro numero eccessivo che per la inevitabile molteplicità e differenziazione delle opinioni su ogni argomento.

Mi pare che quando si parla di genitori occorra far precedere una distinzione fondamentale:

– se si sta parlando del singolo genitore, responsabile del proprio figlio,

– oppure del rappresentante dei genitori, legittimato a corresponsabilizzarsi sull’andamento della classe o della scuola nel suo insieme.

In analogia siamo tutti cittadini, con pari dignità, ma nelle decisioni del Comune non possiamo contare allo stesso modo: come cittadini possiamo esprimere un’opinione tra mille; il consigliere eletto conta per un ventesimo dei componenti del Consiglio comunale, se raggiunge la maggioranza di 11 la sua opinione diventa una delibera dell’intero Comune di mille…. diecimila cittadini.

A mio parere gli organi collegiali in questi decenni non hanno funzionato soprattutto perché i dirigenti non si sono tenuti fedeli alle regole della democrazia:

– sia al momento delle elezioni scolastiche: che dovevano prevedere liste elettorali con precisi programmi da sottoporre al voto, per essere poi realizzati durante il triennio;

– sia nel corso dell’attività scolastica non valorizzando seriamente i rappresentanti, eletti dai genitori di classe o della scuola, di cui si doveva “tener conto della proposta”.

E’ prevalso l’atteggiamento paternalista che dicendo di voler ascoltare tutti alla pari, nella confusione conseguente il potere è rimasto nelle mani dei dirigenti.

Fenomeno, questo, che non si è verificato per i docenti, per la costante vigilanza dei sindacati, per cui il dirigente ha sempre “tenuto conto del parere del sindacalista” …un po’ meno dell’opinione del singolo docente.

I singoli genitori vanno ascoltati quando intervengono sulle problematiche del proprio figlio, nelle consultazioni generali, nelle indagini, nelle assemblee, nella verifica della “castomer satisfaction”, ma quando si decide per la classe o per la scuola vanno opportunamente valorizzati gli Organi collegiali e i rappresentanti dei genitori.

In questi anni le normative hanno rafforzato le competenze del Consiglio di Circolo/Istituto, ma è prevalso il costume di non valorizzarlo pienamente, con la scusante che si era in attesa di una riforma da trent’anni.

In attesa del meglio non si è valorizzato il bene possibile.

Bene, che a mio parere mantiene una valenza di primaria importanza per dare attuazione alle normative vigenti e per rinnovare davvero la scuola in un rapporto “democratico e corretto” tra genitori e scuola.

Giuseppe Richiedei
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