L’eterna prorogatio del CNPI e dei Consigli Scolastici Provinciali

Il tema degli organi collegiali registra un nuovo intervento, quello della nostra lettrice Cinzia Olivieri, che segue una precedente lettera di Nino Sanfratello, in risposta all’altro lettore Salvatore Provenzani. Lo ospitiamo volentieri.

Invitiamo gli altri lettori a inviarci le loro opinioni sul tema (o su altri temi nuovi da proporre), scrivendoci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.

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Non è eccessivo ma oggettivo che il CNPI ed i Consigli Scolastici Provinciali nonché quelli Distrettuali (ormai dimenticati) siano in eterna prorogatio, un’agonia lenta che li ha portati alla “naturale”  estinzione.  Con la peculiarità tuttavia che il decreto mille proroghe (legge di conversione n. 25/2010) ha stabilito che “In attesa della costituzione degli organi collegiali territoriali della scuola” ai sensi del Dlgs 233/99, solo il CNPI fosse prorogato, nella composizione esistente fino al 31.12.2010, conservando le sue prerogative.

Ciò mentre progressivamente il CSP veniva esautorato delle sue competenze (ad es. L 176/07).

Con la stessa vana attesa di riforma  si motivò nella CM 192/00 l’indizione delle sole elezioni suppletive per il rinnovo dei consigli scolastici distrettuali e provinciali, per i quali era previsto “restassero in carica” fino all’insediamento dei nuovi organi, ma hanno operato le cause di decadenza con svuotamento delle componenti elettive. Le elezioni, formalmente escluse negli anni successivi, sono poi state semplicemente dimenticate. Non sorprende la sorte degli organismi.

Nonostante l’attuale vigenza delle norme – giacché il Dlgs 233/99 non ha mai trovato attuazione -, un ricorso  al TAR ed interrogazioni parlamentari siamo in attesa che il legislatore “riveda” gli organismi territoriali di partecipazione in quanto “non più rispondenti” agli assetti dell’autonomia.

Se viene meno la partecipazione alle elezioni degli organi collegiali è perché probabilmente ad essa non si è mai dato davvero un senso, prevalentemente considerata non come occasione di condivisione ma fastidiosa ingerenza. A ciò si aggiunga la scarsa informazione sull’utilizzo di questi strumenti. Così non si è mai stati “parti” attive di una comunità, ma spettatori consenzienti di decisione assunte altrove. Da qui il profondo senso di inutilità.

Ecco perché il ruolo del rappresentante si è impoverito e viene delegato alle mamme in una scuola sempre più al femminile ma con le stesse mai risolte incomprensioni.

Nonostante la dichiarata importanza della partecipazione, le proposte di legge finiscono per delegarla interamente alle istituzioni scolastiche, mentre la territorialità appare poco o per nulla delineata. Insomma, dinanzi alle molteplici analisi fattuali che denunziano le difficoltà di partecipazione, piuttosto che interventi atti a rivitalizzarla, appare più semplice costruire una scuola sempre meno partecipata. Mentre non si riesce a convergere su un’idea condivisa di riforma.

Nonostante le tante riflessioni e le potenzialità della rete, si sono costruite scarse consapevolezze mentre è proliferato il disinteresse e le forze restano esigue, divise, individualiste e poco coese. Ciò rende arduo un cambiamento dal basso attraverso grossi movimenti di opinioni, salvo riuscire a mettere insieme chi condiva uno stesso progetto affinché non passi l’idea che in fondo la partecipazione sia importante ma si stia meglio senza.

Cinzia Olivieri, già presidente di consiglio di istituto, variamente impegnata negli organi collegiali ed appassionata cultrice della collegialità

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