Scrivere a mano fa bene al cervello

Un tempo lo dicevano solo gli insegnanti tradizionalisti, quelli che a volte rimpiangevano addirittura la “calligrafia”, materia del tempo che fu, e una ristretta minoranza di pedagogisti, come Benedetto Vertecchi, che ne parlò più volte anche su Tuttoscuola (si veda per esempio questa notizia che risale al 2015).

Secondo Vertecchi, che da pedagogista sperimentale giunse a questa conclusione sulla base di esperimenti fatti nelle scuole, la scrittura digitale, affermatasi con la rapida diffusione dei computer, tablet, smartphone ecc. a scapito di quella a mano, era la causa non secondaria di fenomeni come “una diminuzione della memoria, della capacità di orientamento spaziale e una meno precisa percezione delle relazioni temporali”. Tutti elementi che influiscono negativamente sulla qualità dell’apprendimento, e in particolare sull’acquisizione della oggi fondamentale capacità di imparare a imparare. Non è tuttavia che il suo allarme sia stato raccolto dai governi e ministri pro tempore…

Ora però a giungere ad analoghe conclusioni sono non solo studiosi dell’area delle “humanities” ma anche scienziati, in particolare neurologi e neuropsichiatri come quelli che hanno partecipato al seminario che l’Università Cattolica di Milano ha promosso lo scorso 18 febbraio 2024 sul tema “Lingua e scrittura nell’oggi digitale”, il primo di una serie. Accanto all’“umanista” Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, è intervenuta Luisa Villa, anche lei accademica della Crusca ma a lungo docente di Immunologia presso l’Università degli Studi di Milano, dove ha anche diretto il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biomediche. 

Vertecchi si era mantenuto sul terreno della didattica, registrando la maggiore efficacia formativa dello “scrivere in corsivo” anziché per mezzo di una tastiera. Villa ha spiegato la ragione bio-neurologica che è alla base di questo diverso risultato: la scrittura a mano impegna varie aree dell’emisfero sinistro del cervello (poco mobilitate dalla scrittura digitale), e ciò stimola l’elaborazione e il controllo del linguaggio.

Negli USA, dove le ricerche sul cervello stanno pervenendo a risultati straordinari e anche un po’ inquietanti come quelli sulla base dei quali la Neuralink di Elon Musk sta sperimentando l’inserimento di un chip nel cervello umano, si è posta attenzione anche alla questione della scrittura a mano. Non ovunque però, perché il sistema educativo americano è altamente decentrato: in California, infatti, sta entrando in vigore una legge varata lo scorso ottobre con la quale si ripristina l’obbligo di insegnare ai bambini a scrivere a mano, abrogato nel 2010 in favore della scrittura digitale. Esperimento importante, da seguire, perché riguarda 2 milioni e mezzo di bambini tra i 6 e i 12 anni.

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