Sanatoria dirigenti, la scuola merita decisioni migliori

Non sono tempi facili per affrontare discussioni di principio, considerando il confronto aspro che caratterizza l’attuale fase politica. La pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dello scorso 4 dicembre della legge 3 dicembre 2010, n.202 concernente tra l’altro “…la rinnovazione del concorso per dirigenti scolastici, indetto con decreto direttoriale del 22 novembre 2004…” conferma che il mondo della scuola è uno dei (tanti) settori in cui è diffuso il “clientelismo”. Parlamento e Governo ancora una volta hanno ceduto alle pressioni di parte, ai “giochini” di posizionamento, azzerando la decisione del Tar della Sicilia che aveva disposto la rinnovazione del concorso, nominando un commissario ad acta, che aveva già fissato la data dell’operazione : 13 e 14 dicembre.

Gli interventi del Parlamento, spesso in forma trasversale, con l’assenso del Governo, sono un po’ la prova di questo costume discutibile, anche in materia di reclutamento per l’accesso alla carriera dirigenziale.

L’ultimo decennio ha registrato una pluralità di sanatorie che hanno investito quasi tutti i concorsi di accesso alla carriera dirigenziale scolastica. La patologia, tutta italiana, conferma che ha poco senso parlare di più merito, più valutazione, più autonomia, maggiore sostegno allo sviluppo professionale, se non si intende davvero avviare politiche del personale idonee per questi obiettivi. Ciò presuppone per i membri del Parlamento e del Governo, in primo luogo, la scelta di non lasciarsi schiacciare dalla realtà, ma di tentare una trasformazione ispirata a valori e scopi vitali.