Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Sì al velo e all’integrazione. Parola di ministro

Sulla questione della scuola islamica di via Quaranta a Milano, dove si è passati dal rifiuto di una sperimentazione poco chiara di integrazione in una scuola statale dell’anno scorso ad una ipotesi di trasformazione in scuola paritaria quest’anno, naufragata pochi giorni fa con la chiusura della scuola per motivi igienici da parte del Comune, è intervenuta anche il ministro dell’istruzione Letizia Moratti con un’intervista al “Corriere della sera“.
Il nostro modello di scuola – ha detto il ministro – tende a rifiutare sia la logica dell’assimilazione sia la costruzione di comunità etniche chiuse. Bisogna favorire il dialogo e il confronto, anche e soprattutto con le famiglie“.
Temo – ha proseguito il ministro – che ci siano scuole nelle quali magari non si insegna neanche l’italiano. Come farebbero questi ragazzi a vivere inseriti nel nostro Paese? Sarebbero condannati all’emarginazione, ad essere disadattati“.
Alla domanda del giornalista che, riferendosi alla mancata autorizzazione della sperimentazione dello scorso anno, ne addebitava la ragione al velo delle ragazze, Moratti ha risposto: “No, nel modo più assoluto. Le ragazze sono libere di portarlo, se lo desiderano. Integrazione non significa affatto cancellare la propria identità. Ci mancherebbe.”
Sarà interessante vedere ora come la posizione del ministro sulla questione delle scuole islamiche sarà valutata dal mondo scolastico e da quello politico in particolare.
Idee chiare in proposito sembra averle Franco Frattini, commissario europeo alla Libertà, alla Giustizia e alla Sicurezza della Ue, che in un’intervista a “Repubblica” ha affermato: “l’Italia è in grande difficoltà nel gestire il problema dell’educazione scolastica degli islamici perché in dieci anni non è stata capace di approvare uno strumento essenziale come l’accordo tra Stato e comunità islamica. Senza questa precondizione fondamentale, siamo nel far west: succedono casi come quello di Milano e soprattutto dimostriamo di non capire che l’integrazione passa proprio dalla scuola“.

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