Ritorno al grembiule?

Dopo aver presentato, nel settembre scorso, una mozione per promuovere l’utilizzo del grembiule o di una divisa nelle scuole, Silvia Ferretto Clementi – esponente di An e consigliere regionale in Lombardia – ha depositato ora un progetto di legge con gli stessi obiettivi.
Il progetto di legge prevede “meccanismi economici premianti” per quelle scuole primarie e secondarie di I grado in cui i consigli di istituto decideranno, “in piena autonomia”, di introdurre l’obbligo del grembiule o della divisa scolastica.

L’uso del grembiule, secondo l’esponente di An, “metterebbe fine all’ossessione dell’abbigliamento griffato, ormai presente nei nostri figli fin dalla giovane età e che troppo spesso trasforma le classi in vere e proprie passerelle di moda, provocando enormi disagi in quegli studenti che, per scelta familiare o per motivi economici, non possono o non vogliono sottomettersi alla dittatura delle marche e del più sfrenato consumismo”.

Inoltre, sempre secondo il consigliere, “l’utilizzo di un abbigliamento uniforme è importante anche perché i ragazzi hanno un estremo bisogno di sviluppare un senso di appartenenza a un gruppo e di sentirsi partecipi di un progetto comune. Per questo sarebbe molto importante che si creasse un vero e proprio logo di istituto, disegnato o scelto dagli studenti stessi, da utilizzare anche per personalizzare i grembiuli colorati o le divise scelte dalle scuole”. “Infine – conclude Silvia Ferretto – l’utilizzo di una divisa educherebbe gli studenti al rispetto delle regole”.

C’è sicuramente molto ottimismo nella proposta del ritorno al grembiule, ma forse bisognerebbe vietare che anche i grembiuli siano griffati, come già si poteva rilevare anni fa quando se ne decise il graduale abbandono, lasciando al ricordo di vecchie fotografie le scolaresche in grembiulone con tanto di fiocco azzurro.
E, dopo i grembiuli, vi sarà anche la promozione degli zainetti uguali, non griffati? E i telefoni cellulari?