Ritorno a scuola, Turi (Uil Scuola): ‘Commissioni interne per dare voce e sicurezza al personale’

“Stiamo rappresentando il grado di preoccupazione e di crisi che c’è nelle scuole – ha detto Pino Turi, segretario Uil Scuola, nel corso del suo intervento in occasione della riunione sul rientro a scuola a partire dalla prossima settimana– le nostre non sono valutazioni personali, ma la rappresentazione di un forte malessere nelle scuole. A questo tavolo una riflessione va posta: per aprire le scuole c’è una volontà politica. Ma vediamo solo questa. Siamo stati sempre per una scuola in presenza, ma in sicurezza”.

“Se per aprire i ristoranti e le pizzerie dobbiamo aprire le scuole (senza garanzia di sicurezza), che non possono arrivare dopo – ha osservato in modo provocatorio Turi – c’è un problema politico da risolvere: programmare per tempo e non guardare alla scuola come un unico indistinto. Ci vogliamo chiedere quali interventi sono stati messi in campo? Cosa è cambiato rispetto a prima? Niente per cui la preoccupazione non è infondata”.

“Ci sono risorse destinate a questo – ne siamo contenti ma non rassicurati ha osservato Turi – perché per utilizzarle proficuamente vanno aggiornati i protocolli di sicurezza. Non si può procedere senza un piano, un programma. Nel protocollo sottoscritto e mai attuato c’erano delle Commissioni interne che oggi sono ancora più importanti per dare garanzie al personale, agli studenti, alle famiglie”.

“Il 73% nazionale di personale vaccinato va valutato in una ottica di scuola. Pensare al dato globale e affidarsi all’azione ai Prefetti è una ulteriore complicazione di competenze di un altro ministero quello degli interni, come se non bastasse Sanità Provincie. Comuni e Regioni, non ha sempre funzionato per i trasporti ed è inutile pensare ad altro, meglio affidarsi ai tavoli Regionali delle Direzioni Regionali scolasticheC’è una preoccupazione fortissima da parte delle famiglie ma anche nel personale. Non ci sono dati sulla scuola – ha detto Turi – li abbiamo chiesti molte volte ma, ad oggi, non c’è un quadro esatto dell’incidenza del virus sul personale della scuola”.

“Una cosa è l’obiettivo politico, che ci trova d’accordo – ha chiarito Turi – altro è l’esigenza di dare garanzie con progetti e percorsi concreti, non con una pacca sulle spalle e la richiesta di sempre nuovi sacrifici che lambiscono anche la vita stessa del personale. Pensiamo al tracciamento che non è stato mai realizzato. I tamponi salivari ci sono, non ci sono? Che cosa possiamo rispondere? Non è possibile valutare l’apertura o la chiusura delle scuole su dati generali. Serve commissione interna, la partecipazione consapevole della Comunità educante che valuti la situazione specifica£.

£Pensate veramente che il personale della scuola, perché non scende in strada a bruciare cassonetti, non debba essere ascoltato? Non è questione di pazienza o di volontà, è questione di azioni concrete che vanno fatte subito. Serve riflessione forte sul sistema scolastico: per ora sentiamo dire soltanto ‘No’. Il 26 è alle porte, servono azioni urgenti. Per l’Esame di Stato si può mantenere il protocollo già utilizzato lo scorso anno, che ha funzionato bene. Bisogna guardare a settembre. Oggi veniamo a conoscenza che ci sarà un confronto del Governo con il CTS per capire se il protocollo va aggiornato oppure no. La nostra percezione – ha concluso Turi -, suffragata da autorevoli scienziati, ci induce a pensare che vada rivisto, come andrebbe rivisto il piano di vaccinazione che è rimasto a metà. Se si vogliono aprire tutte le scuole serve completarlo e non ci si dica che si tratta di rivendicazioni corporative”.