Riordino del Miur/1: occasione da non mancare per avviare una riforma ambiziosa

 Per ora è solo una bozza, niente di formale, di ufficiale. Ma il responsabile dell’istruzione sta rimettendo mano alla riorganizzazione del Ministero. Tutti hanno la consapevolezza che il sistema educativo ha bisogno di una amministrazione centrale meno invadente, meno burocratica, più efficiente ed innovativa. Un’amministrazione che gestisce meno, ma regola, controlla e promuove di più. Ma l’ipotesi di organizzazione del Ministero dell’istruzione, dell’Università e della ricerca che il Capo Dipartimento Biondi ha presentato recentemente alle organizzazioni sindacali sembra  concepita, salvo qualche riferimento marginale, come se nessuna novità di ordine istituzionale fosse intervenuta, in ordine all’assetto delle competenze nel settore dell’istruzione.

Il progetto presentato non costituisce un quadro di riferimento per tutto il sistema, fattore di integrazione tra livelli organizzativi (locale, regionale e centrale), di diffusione di nuovi principi organizzativi.

Certo, si tratta di un regolamento che ha come oggetto non quello di intervenire sulla distribuzione delle competenze tra Stato e Regioni (né avrebbe potuto farlo, essendo fonte di rango secondario), bensì sull’organizzazione del Ministero e della sua amministrazione periferica, alla luce di quello che è lo stato attuale delle competenze esercitate dall’insieme degli organi che compongono il comparto dell’amministrazione della pubblica istruzione.

La riorganizzazione dovrebbe costituire, in attesa di una compiuta attuazione di quanto disposto dal nuovo art. 117 della Costituzione per il settore istruzione, una preziosa occasione di riqualificazione del ruolo dell’amministrazione per un lavoro di regolazione, monitoraggio, promozione, valutazione, più che la produzione di provvedimenti amministrativi.