Rimodulazione dei tempi di riforma: occasione persa per il 1° ciclo?

Il Governo ha dovuto porre la fiducia al Senato per far passare la sua proposta di modifica del decreto legge berlusconiano “milleproroghe” nel quale aveva inserito la rimodulazione dei tempi di riforma. Ma già che c’era poteva fare di più… Vediamo perché.
I decreti legislativi di attuazione della legge 53/2003 di riforma, ancora aperti a possibili integrazioni e modifiche (entro 18 mesi dalla loro entrata in vigore), sono stati l’oggetto principale dell’emendamento (contestato dall’opposizione); per loro sono stati aggiunti altri 18 mesi di validità per futuri possibili interventi modificatori.
Visto che attualmente l’ostacolo maggiore per il Governo viene dai numerosi istituti normativi “sgraditi” del primo ciclo, perché non prorogare anche i tempi già scaduti di correzione della relativa delega?
Poiché la fiducia ha fatto piazza pulita di ulteriori pregiudiziali di costituzionalità del decreto legge emendato, perché non riaprire la delega per il primo ciclo?
Senza delega – che consente la procedura semplificata di pareri non vincolanti da acquisire – le modifiche per il primo ciclo potranno essere apportate solamente tramite legge ordinaria.
I tempi di definizione di una legge ordinaria sono sempre lunghi e, nell’attuale situazione, complicati da difficoltà politiche.
Ora il primo ciclo rischia di rimanere per un tempo non breve in una situazione di stallo, in un pericoloso pantano di incertezza normativa che non potrà che rinforzare pericolosamente lo stato di deregulation in cui già si trova.