Riforma: la posizione della Disal sui decreti attuativi

Proseguono le audizioni presso la Commissione VII Cultura e Istruzione della Camera dei Deputati in merito a due decreti attuativi della riforma Moratti.

Giovedì 20 gennaio è stato il turno della Disal, l’associazione Dirigenti Scuole Autonome e Libere.
Ecco il testo dell’audizione.

Alla Commissione VII della
Camera dei Deputati
Audizione informale


Schema di decreto legislativo concernente la definizione delle norme generali sul diritto-dovere all’istruzione e alla formazione, a norma dell’articolo 2, comma 1, lettera c), della legge 28 marzo 2003, n.53

 

Nel ringraziare dell’invito segnalo innanzitutto un’osservazione di carattere generale. Poiché siamo convinti che la relazione educativa, dalla quale dipende il successo della formazione e dell’istruzione, è strettamente legata alla libertà di scelta dei soggetti in azione, da una parte concordiamo con il superamento dell’antiquato concetto di “obbligo scolastico”. Dall’altra però (memori dell’insegnamento del grande Giovanni Gozzer) riteniamo che il nuovo diritto/dovere convincerà all’innalzamento dell’istruzione i meno motivati ed i più deboli solo con l’offerta di percorsi di studio realmente differenziati, capaci di tener conto delle diversità, il che non accade nello schema (presentato dal Ministro) di decreto legge sulla riforma del secondo ciclo, dal cui testo dipende la riuscita effettiva di questo decreto sul diritto/dovere.

In merito all’articolato:

Art. 6, comma 1
Nell’articolo si prevedono, per realizzare i passaggi tra percorsi del sistema educativo di istruzione e formazione, “apposite iniziative didattiche, anche con modalità di integrazione dei percorsi, finalizzate all’acquisizione di una preparazione adeguata alla nuova scelta”. Si sottolinea la necessità di affermare la natura curriculare di tali iniziative, per facilitarne la realizzazione e rafforzarne la valenza, nell’ambito di un percorso personalizzato, orientato al successo formativo.

Art. 7, comma 4

Si sottolinea l’importanza dell’effettiva copertura finanziaria, per la realizzazione di percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale. Altrettanto importante è la rilevazione della richiesta da parte dell’utenza di tali percorsi. Poiché un elemento fortemente innovativo del decreto è l’assolvimento del diritto dovere nei due sistemi – liceale e dell’istruzione e formazione professionale – appare fondamentale garantire ad entrambi l’effettiva possibilità di esistere.

Art. 11, comma 1

I dati relativi agli studenti di I e II anno di scuola secondaria di II grado (circa 550.000 iscritti nel 2004), resi pubblici dal MIUR, dimostrano che il finanziamento erogato per il 2005 – pari a 30 milioni di euro – garantirebbe una copertura finanziaria di soli circa 14 euro ad alunno per l’iscrizione e frequenza gratuiti. Lo stanziamento è insufficiente a coprire il fabbisogno, attualmente attestato almeno al triplo di tale cifra, se in esso si considerano l’importo della tassa, il costo di un’assicurazione integrativa, delle pagelle e del contributo al funzionamento (laboratori etc.). Il problema non può ricadere sul bilancio delle scuole, né sulle famiglie (come avveniva precedentemente), alla luce del fatto che il diritto-dovere sostituisce, innovandola, la precedente “frequenza per otto anni scolastici” costituzionalmente definita appunto “obbligatoria e gratuita” .


Schema di decreto legislativo concernente la definizione delle norme generali relative all’alternanza scuola lavoro

L’attuale seria difficoltà nel trasformare tutte le buone prassi in atto da tempo nelle scuole superiori si incentra sulla assenza di elementi che coinvolgono con vincoli o con incentivi tutto il mondo dell’impresa e dei servizi, sul modello di quanto avviene in Francia ed in Germania. Senza misure di questo genere il decreto si risolve ad essere una semplice razionalizzazione di quanto già esiste, magari con vincoli in più, derivanti da alcuni eccessi di competenza del previsto Comitato.

In particolare sul testo:

Art.3, comma 2

Si sottolinea l’opportunità di inserire nel Comitato un’adeguata rappresentanza delle scuole autonome, degli studenti e delle famiglie. Il Comitato inoltre dovrebbe favorire concretamente il raccordo tra le agenzie formative e il mondo del lavoro per l’individuazione e l’utilizzazione dei posti di alternanza disponibili, attivando misure per l’incontro tra domanda e offerta, sull’intero territorio nazionale, così che centri di formazione e scuole, o meglio le reti territoriali delle agenzie formative, possano avviare le attività in alternanza.

Art. 1, comma 2 – Art. 3, comma 4 – Art.4 comma 3 – Art. 5, comma 3

E’ necessario prevedere, a fronte dell’impegno delle imprese per realizzare l’attività di alternanza, forme di riconoscimento che ne incoraggino la disponibilità. Appare improbabile che il sistema di alternanza decolli senza che il sistema produttivo sia in qualche modo incoraggiato e/o vincolato ad offrire la sua partnership.



Art. 9 , comma 1

Limitando l’attenzione ai fondi ( 30.000.000 euro ex l.440/97 nel 2005, stanziati dal comma 1 che si riferisce al sistema d’istruzione( che accoglie oltre 2,5 milioni di studenti), stimando un costo medio per ogni percorso di alternanza di circa 500 euro, si ha la possibilità di realizzare circa 60.000 percorsi, con un’incidenza percentuale del 2.5% sull’intera popolazione studentesca, (circa 26 percorsi l’anno per ciascuno dei 2.278 istituti scolastici, largamente inferiore ad uno studente per classe). Si tratta con tutta evidenza, di una notevole criticità.