Riforma delle superiori. Quando la camicia è troppo stretta

Nel precedente numero della newsletter abbiamo riferito delle “preoccupazioni di perdere alcune specificità che rappresentano autentiche eccellenze” emerse nella stessa commissione (“Cabina di regia”) istituita dal ministro Gelmini, presieduta dal suo consigliere Max Bruschi. 

Le preoccupazioni riguardavano in particolare il liceo artistico, e più precisamente alcune sezioni  (indirizzi), degli ex Istituti d’arte, dove l’orario superava a volte anche le 40 ore, molte delle quali dedicate ad attività di laboratorio e pratiche molto specifiche (da Arte del tessuto, decorazione e arredo chiesa a Arte delle pietre dure, o del mosaico, o della porcellana, o dei metalli).

Lo stesso problema si pone per alcuni istituti tecnici, come gli enologici (sessennali) e altri (per esempio l’ex indirizzo Programmatori per quanto riguarda le ore di informatica), che perderebbero alcuni connotati essenziali, non recuperabili, se non in parte, neppure attraverso l’utilizzazione massiccia degli spazi di autonomia, che è una delle soluzioni cui ha accennato Bruschi per gli istituti d’arte (“nell’architettura del regolamento sono presenti ampie possibilità di integrare arte, artigianato e territorio“).

Alcune delle scuole interessate, o loro insegnanti, hanno prodotto documenti nei quali si mostra che il ricorso agli spazi di autonomia assegnati alle singole istituzioni scolastiche non risolvono il problema della perdita di identità, in qualche caso irreparabile, di alcuni di essi, soprattutto di quelli con più forte e illustre tradizione.

Va trovata un’altra soluzione, e il tempo è poco.