Riforma della secondaria/6. E le Regioni?

La definizione dei regolamenti di riordino dell’istruzione secondaria superiore procede a sobbalzi, con il ministro Gelmini stretto tra chi vuole realizzare i risparmi di spesa nei tempi previsti dall’art. 64 della legge 133/2008, chi vuole meno tagli, chi vuole il rinvio al 1 settembre 2011 del riordino dei licei, tecnici e professionali. Un terreno, quindi, che qualcuno vorrebbe arare, qualcuno coltivare, qualcuno usare.

Ciò è perfettamente comprensibile solo se si tiene conto che a primavera del 2010 si svolgeranno le elezioni regionali, e che nel clima elettorale si è meno liberi di agire rispetto ad una situazione di  normale svolgimento della legislatura. Di ostacoli da superare ne restano molti, forse troppi e c’è bisogno di uno sforzo di grande creatività e fantasia.

Lo scenario di fondo non è dei più confortanti perché i regolamenti arriveranno all’ultimo momento; il Consiglio di Stato ha chiesto ai vertici amministrativi del ministero “lumi” sui contenuti dei regolamenti; le Commissioni di merito di Camera e Senato non esprimeranno il parere prima della metà di gennaio del 2010; non ci sono ancora indicazioni formali per le Regioni, che al momento hanno un quadro ufficioso e provvisorio della nuova architettura ordinamentale della nuova scuola secondaria.

Il principale problema è il tempo ristretto (non sarebbe male aprire un dibattito sulle ragioni e sui motivi di questo deficit) che mette in difficoltà le Regioni e le autonomie locali che saranno chiamate a definire in pochi giorni la programmazione dell’offerta formativa d’istruzione e formazione e la connessa articolazione e distribuzione della rete scolastica.