Riforma della rete scolastica/1. Il fuoco cova sotto la cenere

Nell’informativa del 20 giugno il ministero ha illustrato ai sindacati scuola l’applicazione dei coefficienti di calcolo per l’organico regionale di DS e DSGA, individuati da MiM e Mef, in base ai quali verranno a costituirsi le istituzioni scolastiche per il prossimo triennio, secondo il ridimensionamento della rete scolastica. In sostanza viene assegnato a ciascuna Regione un contingente, in altri termini un “budget” di posti: sarà la Regione a decidere se mantenere in vita istituzioni scolastiche sottodimensionate, ma garantendo il contingente complessivo assegnato.

Si tratta di coefficienti definiti unilateralmente dai due ministeri, a causa del mancato accordo in Conferenza unificata Stato-Regioni. Mancato accordo dovuto alla posizione contraria di sei regioni, Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Puglia, Sardegna, Toscana, nonché alla posizione non favorevole dell’Anci, Associazione dei Comuni italiani, e a talune posizioni critiche espresse dall’Upi, unione delle Province.

Sullo sfondo di questa conflittualità istituzionale latente pendono tre ricorsi alla Corte costituzionale contro il dimensionamento della rete scolastica, presentati da Campania, Puglia ed Emilia-Romagna.

Anche il mondo sindacale è comprensibilmente in fermento e, pur prendendo atto dei contenuti dell’informativa ministeriale, non nasconde la preoccupazione per i vistosi tagli di organico dei dirigenti scolastici e dei DSGA che saranno accompagnati, conseguentemente, dall’aumento di carico organizzativo e gestionale.     

Il ministro Valditara sembra non preoccuparsi della situazione dei nuovi carichi di responsabilità che graveranno su DS e DSGA (più scuole da amministrare e seguire, più alunni, più docenti, più rapporti istituzionali nell’ampliato territorio di ogni istituzione scolastica).

Il ministro dichiara continuamente la sua soddisfazione per la riduzione ai minimi del numero di reggenze, in quanto scompaiono le istituzioni scolastiche sottodimensionate per effetto dei maggior parametri del dimensionamento. Ma potrebbe ricredersi se dalle comunità marginalizzate nelle nuove istituzioni scolastiche verranno critiche e proteste. E le attese pronunce della Consulta sulla riforma della rete potrebbero ridimensionare certe convinzioni.

Intendiamoci: la riduzione delle reggenze è positiva, anche perché creano indubbie inefficienze. Ma l’auspicio era che il superamento delle reggenze avvenisse attraverso l’inserimento di nuovi dirigenti scolastici, e non creando istituzioni scolastiche ancora più grandi. Certo, così si risparmia. Ma è questa la priorità?

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