Riforma della rete scolastica/2. Una verità scomoda

Fa specie che nel momento in cui si investono 19 miliardi di euro con il PNRR per migliorare la qualità del sistema formativo si taglino, con il (ri)dimensionamento, posti per le figure singolarmente più importanti proprio per la qualità della scuola, i dirigenti scolastici (-677, pari a un taglio dell’8,5%). Se proprio era questo il problema, allora sarebbe stato meglio prevedere un po’ meno attrezzature tecnologiche per Scuola 4.0 (magari creando i presupposti affinché vengano utilizzate dai docenti nei nuovi ambienti di apprendimenti), qualche centinaio di migliaia di ore di mentoring in meno (ma chi le erogherà?, vedi PNRR dispersione), e invece qualche centinaio di DS e DSGA in più, stabilmente: cosa faceva meglio alla scuola italiana?

Si sarebbe potuto limare insomma alcuni investimenti e ricavare le risorse per ampliare l’organico delle figure che gestiscono e amministrano le scuole, di cui c’è evidente carenza (basti pensare che già oggi i presidi italiani si occupano in media del doppio degli studenti dei colleghi finlandesi e di molti altri paesi).

Purtroppo le cose di scuola vanno così. Governi di breve durata, logiche di contrapposizione politica che prevalgono sull’interesse collettivo, caotica ripartizione di competenze tra diverse istituzioni, incarichi assegnati in base a logiche di potere e non di competenza e di profonda conoscenza delle esigenze vere delle scuole (basti vedere come si stanno spendendo quei 19 miliardi), influenze nella gestione da parte di corpi intermedi oltre il loro ruolo, e così via. E’ un sistema infernale quello all’interno del quale si giocano le sorti di un servizio fondamentale per la società: l’educazione dei giovani.

Mancano la visione, lo sguardo a lungo termine, la volontà di condividere il modello del sistema educativo che si vorrebbe tra 10-15 anni (tanto ci vuole per riedificarlo) e la forza di realizzarlo indipendentemente da chi governerà. Verità scomoda…

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