Rete nazionale scuole Green: dopo il Coronavirus. Riflessione sul ruolo della scuola nella costruzione di una società sostenibile
A distanza di quattro mesi dalla sua nascita, la Rete nazionale scuole green può contare sull’adesione di circa 1000 scuole, diffuse su tutto il territorio nazionale. Il 20 aprile 2020, a ridosso della Giornata Mondiale della Terra, si era riunito il Consiglio della rete, che comprende i referenti di tutte le regioni, ha elaborato una “Lettera Aperta sul dopo Coronavirus”. Una riflessione comune sul ruolo della scuola nella costruzione di una società sostenibile. Oggi, in occasione della Giornata mondiale della Terra 2022, ne riproponiamo i tratti salienti illustrati dai Dirigenti Scolastici delle Scuole capofila, Firmani, Lancellotti e Presilla.
Perché la Rete ha avvertito l’esigenza di redigere un simile documento? (Firmani)
“A partire dalla Rivoluzione industriale la produttività è andata crescendo secondo incrementi via via maggiori, utilizzando le risorse per costruire un modello di sviluppo tecnologico, economico e sociale teso all’accumulazione di ricchezza, indipendentemente dall’omogeneità della sua distribuzione geografica e sociale. Di qui una serie di asimmetrie, antropiche, ma anche economico-sociali e di distribuzione di risorse che hanno progressivamente e repentinamente scosso l’equilibrio di lungo periodo dell’atmosfera e dell’ecosistema, come suggerito da calamità naturali sempre più intense e frequenti, rendendo crescente l’allarme, nella comunità scientifica e in strati sempre più ampi delle popolazioni.
Invertire la rotta è ancora possibile, ma i tempi per farlo rischiano di essere molto ristretti. Se a dicembre 2019, quando la Rete Nazionale Scuole Green è nata, tutto questo era già di pubblica evidenza, la recente pandemìa nella quale siamo immersi sembra aver anche assunto il ruolo di evidenziare quanto fragile sia l’equilibrio che sorregge la presenza umana sul nostro pianeta e, conseguentemente, di metterne alla prova le capacità di scelta; “il grande interrogativo a cui dobbiamo dare risposta è: riportiamo il mondo nella situazione nella quale si trovava prima del coronavirus o lo ridisegniamo daccapo? La decisione spetta soltanto a noi”, come ha detto Muhammad Yunus.
Utilizzo delle risorse, modelli economici, scelte urbanistiche, equilibri sociali, sviluppo tecnologico, diritti, salute, istituzioni, tutto questo ed altro non sono dati naturali, ma risultati delle scelte collettive. Cosi come lo è l’istruzione, le sue finalità, la sua equità, la sua universalità.Un sapere in grado di comprendere la complessità del sistema da cui emerge è un sapere che fa della complessità stessa non solo il suo oggetto, ma anche il suo metodo e stile cognitivo. Se così non sarà, potrebbe esserci la catastrofe finale: per difenderci dal coronavirus possiamo chiuderci in casa, mutilando la nostra solita socialità, ma se non riusciremo a dare risposte adeguate alle questioni globali in costante peggioramento, non ci sarà luogo dove rifugiarci e nasconderci ‘da Madre Natura arrabbiata con noi e dalle masse di arrabbiati di tutto il pianeta’ (M. Yunus)”.
Quali sono gli obiettivi che la rete, alla luce dell’emergenza sanitaria, ritiene siano irrinunciabili e sui quali intende lavorare? (Lancellotti)
“In questo momento di crisi globale, la Rete Nazionale Scuole Green ritiene che vadano perseguiti con sempre maggior consapevolezza e determinazione gli obiettivi che si è posta all’atto della sua fondazione e in particolare:
– svolgere attività didattica volta a trasmettere agli studenti la necessità di mettere in atto comportamenti utili alla salvaguardia dell’ecosistema. La Rete Nazionale Scuole Green promuove nelle scuole – a partire dall’Infanzia fino al Secondo ciclo di istruzione – l’adozione di comportamenti virtuosi, dalla riduzione del consumo dell’acqua e dello spreco alimentare alla limitazione dell’uso della plastica, dal recupero di aree verdi alla creazione di orti didattici, dal sostegno alla mobilità sostenibile all’adozione dell’educazione ambientale come core curriculum in tutti gli Istituti;
– diffondere tra le scuole aderenti pratiche didattiche innovative e dar vita a un continuo confronto su obiettivi strategici e metodologia di ricerca e d’insegnamento;
– attivare percorsi di divulgazione scientifica, organizzando momenti di incontro tra le comunità scolastiche ed esperti in ambito ecologico e climatologico;
– favorire la partecipazione attiva degli studenti a manifestazioni e azioni volte a promuovere lo sviluppo sostenibile e la lotta ai cambiamenti climatici.
Per raggiungere tali obiettivi appare sempre più impellente una rivisitazione dei curricoli affinché l’Agenda 2030 e i suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile vengano messi al centro del progetto educativo. I goals dell’Agenda ONU 2030 rappresentano infatti il contesto organizzativo, di senso e di riferimento per la Rete stessa. Occorre ripensare il curricolo delle discipline comuni a tutti gli indirizzi, in primis, per poi passare a riesaminare quello delle discipline caratterizzanti i diversi indirizzi di studio. Si tratta, pur rimanendo nel solco della tradizione e nella continuità dei contenuti, ripensare e declinare le epistemi anche in termini di competenze trasversali. La scelta dei materiali e dei documenti deve essere funzionale all’approfondimento degli obiettivi proposti dall’Agenda 2030, ma tale approfondimento deve avvenire ponendo l’accento sull’educazione alla cittadinanza globale, utilizzando metodologie atte a stimolare il coinvolgimento attivo degli studenti nel contesto scolastico ed extrascolastico e volte a sviluppare le otto competenze trasversali per la sostenibilità indicate dall’Unesco nel documento del 2017″.
Questo l’orizzonte ideologico. In termini di azioni, quale contributo può offrire la Rete? (Presilla)
“Un aspetto fondamentale è infatti proprio il coinvolgimento in prima persona degli studenti più grandi attraverso azioni volte a promuovere le forme di partecipazione attiva quali ad esempio tavoli permanenti di confronto dentro e tra le scuole sui temi dell’Agenda 2030.
La scuola ha il compito di trasmettere alle generazioni future una cultura nuova, di coltivare un nuovo modo di pensare e di vivere, di formare cittadini intelligenti, umani e responsabili che sappiano costruire un futuro inclusivo, solidale e sostenibile.
Il mondo dell’istruzione deve sviluppare un’alleanza con i saperi scientifici e con il mondo dell’informazione, per insegnare agli studenti l’importanza di uno sguardo critico, documentato e consapevole, la necessità di condividere dati e informazioni e di creare nuova conoscenza, l’esigenza di individuare i temi essenziali e rilevanti per l’umanità in modo da orientare il dibattito pubblico in modo responsabile.
Il cambio di paradigma è da intendersi anche come cambio di paradigma educativo nel senso di un ribaltamento di prospettiva metodologico, a partire dal ripensamento di ecosistema scuola, come luogo-polis di relazioni. Un curricolo ecologico dovrà quindi preoccuparsi non solo delle competenze trasversali riconducibili alle questioni ecologiche, ma proprio in quanto curricolo ecologico dovrà considerare la comunità educante in una dimensione “ecosistemica” orientata al protagonismo delle studentesse e degli studenti nella costruzione di competenze di vita, cognitive ed esistenziali, irrinunciabili”.
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