Regolamento UE sulla privacy: scuole in affanno
Il nuovo regolamento sulla privacy, varato nel 2016 dall’Unione Europea, entrerà in vigore tra pochissimi giorni, il 25 maggio.
Dal momento del suo varo di tempo ce n’è stato, ma complessivamente la scuola (e con essa forse molte istituzioni pubbliche e private) giunge in molti casi impreparata all’appuntamento.
Nel corso di un incontro al Miur della settimana scorsa, l’Anp ha manifestato preoccupazione per il ritardo di informazione e indicazioni operative che finisce per scaricare sui capi d’istituto nuove responsabilità.
“Giudichiamo molto negativamente il comportamento dell’Amministrazione che, dopo ben due anni dall’emanazione del Regolamento europeo, si è ridotta solo all’ultima settimana prima della sua piena entrata in vigore per prendere in considerazione la delicata posizione delle istituzioni scolastiche, senza peraltro assumersi compiti reali di indirizzo e di gestione, quantomeno per la materia del RPD” (Responsabile della Protezione dei dati).
La delegazione di Anp ha richiesto che la nomina del RPD sia effettuata a livello di amministrazione centrale o periferica e non di singola scuola, individuando un apposito ufficio con personale che sia in grado di fornire anche consulenza. Inoltre ha chiesto la destinazione di appositi fondi per la parte di messa in conformità e di formazione, che ricade comunque, almeno per la parte relativa alle concrete misure organizzative adottate, sui singoli Istituti scolastici.
Soltanto per la nomina del RPD i costi di convenzione con personale esperto – tutti a carico della scuola – oscillano tra i tre e i cinquemila euro annuali. Per i capi d’istituto inadempienti la multa va dai 10 a 100 mila euro.
Nuova responsabilità e rischi di pagare in solido per gli sceriffi dalla stella di latta.
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