Rapporto OCSE-EAG 2023: formazione tecnica e professionale emergenza mondiale

Anche quest’anno il rapporto annuale dell’Ocse Education at a Glance (EAG) pone l’accento sulla necessità, che emerge a livello mondiale (vengono analizzati i sistemi educativi dei 38 paesi membri dell’OCSE, nonché di Argentina, Brasile, Bulgaria, Cina, Croazia, India, Indonesia, Perù, Romania, Arabia Saudita e Sud Africa) che venga rafforzato il legame tra la formazione iniziale e il lavoro.

Nell’edizione dell’anno scorso EAG aveva posto l’accento sulla formazione terziaria professionalizzante (che in Italia si riduce alla esigua esperienza degli ITS), quest’anno il focus del rapporto si è spostato al livello di scuola precedente, quello secondario superiore, che interessa in modo rilevante anche la scuola italiana, dove oltre il 40% degli studenti frequenta gli istituti tecnici e professionali (la media Ocse è 44%).

Il segretario generale dell’Ocse, Mathias Cormann, in sede di presentazione è stato netto: “Migliorare l’accesso alla formazione professionale (VET nel vocabolario Ocse: Vocational Education and Training, NdR) sarà fondamentale per garantire che un numero maggiore di giovani possa soddisfare la crescente domanda di lavoratori qualificati e adattarsi e trarre vantaggio dai profondi cambiamenti stimolati dalle trasformazioni verdi e digitali”.

Per l’Italia, dove la VET, includendo i percorsi regionali tri-quadriennali, è vicina alla percentuale media Ocse, il problema non è tanto la quantità dei corsi quanto la qualità della formazione, che non garantisce – né ai giovani diplomati né al sistema produttivo – le competenze di tipo tecnico-professionale necessarie, tanto che il mismatch tra offerta della scuola e domanda del mondo del lavoro ammonta a ben 1.200.000 posti di lavoro scoperti per mancanza delle competenze richieste.

Il problema non è solo italiano (in troppi casi, ha detto Corman, la VET è vista come una scelta di second’ordine: a last resort, ha detto), ma anche da noi c’è una esigenza di valorizzazione di questi percorsi rispetto a quelli liceali (“general studies”), come ha subito evidenziato, concordando con l’analisi di EAG, il ministro Giuseppe Valditara, intervenuto questa mattina alla presentazione italiana del rapporto. L’operazione di riduzione a quattro anni della durata dei corsi tecnico-professionali (più due di ITS), programmata per il 30% degli istituti dal 2024-2025, va in quella direzione.

Ma serve anche un maggior coinvolgimento diretto del mondo del lavoro nella gestione dei curricula, ha detto Corman, l’inserimento di esperienze reali di lavoro nei piani di studio: insomma un’alternanza studio-lavoro più intensa e sistematica. Una sfida (e un rischio politico) per un ministro come Valditara, rappresentante di una destra-centro, quella leghista, che l’alternanza l’aveva criticata e ridimensionata.

Sugli altri aspetti del rapporto EAG di quest’anno, che come sempre si è occupato anche di temi come le riforme in corso, i costi dei sistemi, la condizione del personale docente,  è intervento il direttore storico del settore educativo dell’Ocse, Andreas Schleicher, che in particolare, parlando degli insegnanti, non ha mancato di lamentare che malgrado la disponibilità di docenti ben qualificati e motivati sia essenziale per sistemi educativi forti, troppi Paesi continuano a dare priorità alle classi più piccole piuttosto che impegnarsi a migliorare la qualità degli insegnanti e a rendere più attraenti le loro carriere: un errore soprattutto considerando che molti Paesi Ocse si trovano ad affrontare una grave e crescente carenza di insegnanti. Eppure i salari medi a livello primario sono inferiori del 13% rispetto a quelli degli altri lavoratori con istruzione terziaria, mentre per gli insegnanti della scuola secondaria superiore (che diversamente dall’Italia negli altri Paesi Ocse guadagnano comunque di più di quelli del livello primario) il divario è ancora del 5%. Su questo occorre cambiare radicalmente rotta.

Ulteriori informazioni su Education at a Glance, comprese le note sui singoli Paesi, compresa l’Italia (in italiano) sono disponibili all’indirizzo: http://www.oecd.org/education/education-at-a-glance/

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