Rapporto Invalsi, cresce il divario Nord-Sud alle superiori

In tutte le regioni del nord e del centro i risultati sono superiori alla media nazionale, mentre la maggior parte delle regioni del centro e delle isole ha fornito dati al di sotto della media. Eccezioni importanti rappresentano però Puglia, Basilicata e Abruzzo che in questi anni hanno migliorato decisamente i propri risultati raggiungendo la media nazionale. E’ quanto emerge dai risultati dei test Invalsi presentati oggi a Roma, evidenziando la tendenza alla crescita del divario tra Nord e Sud del Paese con l’avanzare dei gradi d’istruzione.

Più portati per i testi narrativi, meno per quelli espositivi e argomentativi, per quanto riguarda l’italiano. Geometria e argomentazione delle soluzioni proposte, per quanto concerne la matematica. Sono le difficoltà e le capacità dimostrate dagli studenti italiani, dei tre cicli scolastici, che hanno affrontato i test Invalsi, i cui risultati sono stati presentati oggi a Roma. Per i test di quest’anno sono stati testati gli alunni delle classi II e V della scuola primaria; della I classe della scuola secondaria inferiore e della II classe della scuola secondaria superiore, con un campione di 5.451 scuole, 7.786 classi e 167.294 studenti.

Il recupero del divario da parte di alcune regioni del Meridione riguarda principalmente la scuola di primo grado, mentre rimane ancora consistente lo svantaggio del Sud e, in parte anche del Centro, rispetto al Nord per quanto riguarda i risultati della scuola secondaria di secondo grado.

E’ nella scuola secondaria di primo grado, invece, che esplode il fenomeno della varianza tra Nord, Centro e Sud (tranne eccezioni di nuovo in Puglia, Abruzzo, Molise), sia in italiano che in matematica. Elementi che, ha sottolineato il sottosegretario all’Istruzione Elena Ugolini nel corso della presentazione dei dati, fanno emergere con ancora più forza la necessità di migliorare il passaggio dalla primaria alla secondaria di primo grado.

La spaccatura tra Nord e Sud, inoltre, non si evidenzia solo sui punteggi medi, ma anche nella diversa distribuzione del numero di studenti deboli che risulta decisamente più ampia al Meridione che al Settentrione.

Un altro elemento importante che emerge dalle rilevazioni effettuate dall’Invalsi riguarda i risultati decisamente inferiori alla media ottenuti dagli studenti stranieri che frequentano le nostre scuole, rispetto non solo ai loro compagni italiani ma anche ai figli di immigrati di seconda generazione. “Questi dati – ha considerato il sottosegretario – fanno capire quanto sia importante una valutazione esterna degli apprendimenti su tutte le classi. Solo così, infatti, tutte le scuole possono avere l’opportunità di capire a che punto sono e quali siano i punti critici in paragone al territorio nazionale”.

Perché la scuola sia davvero un ascensore sociale, ha aggiunto Ugolini, non deve nascondere le proprie lacune che “possono tradursi in una diminuzione di possibilità di successo nel proseguimento degli studi e nell’inserimento nel mondo del lavoro. I dati – ha proseguito – chiedono di riflettere sulla necessità di precisare i traguardi essenziali da raggiungere alla fine della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado; di intervenire sulla scuola secondaria di primo grado, in particolare nel Sud e di porre particolare attenzione al profitto e alla preparazione degli studenti immigrati“.

Il rapporto presentato oggi, ha dunque concluso il sottosegretario, “è prezioso per le scuole e per il Paese e nasce dallo sforzo enorme di chi lo ha condotto, l’Invalsi, e degli studenti e insegnanti che vi hanno partecipato. Uno sforzo che vale la pena sostenere, perché senza conoscere è impossibile capire, e quindi migliorare“.