Quote azzurre per salvare il genere maschile nella scuola?

Anche nella secondaria di I grado si conferma questa particolare condizione: rispetto alla media nazionale del 23,5% di docenti uomini, ancora una volta le regioni meridionali e insulari registrano maggiore presenza di uomini tra il personale docente: Basilicata con il 28,4%, Calabria con il 25,9%, Campania, Molise e Puglia con il 25,6%, Sicilia con il 25,1%.
Anche in questo settore scolastico è il Lazio ad essere il più femminilizzato, tanto che la presenza maschile è ridotta attualmente al 20,5%.
Rispetto a cinque anni fa, quando la presenza di docenti uomini raggiungeva mediamente il 26,03%, si è registrato un brusco abbassamento di circa 2,5 punti in percentuale che, tuttavia, ha colpito soprattutto le regioni meridionali, che hanno perso di più in presenza maschile.
Dopo tanta resistenza dai baluardi della mascolinità scolastica si alza bandiera bianca anche al sud?
Alcuni anni fa la Lega propose alcuni correttivi legislativi da apportare al reclutamento degli insegnanti per assicurare quote azzurre nella scuola elementare.
Non se ne fece nulla e, anzi, per effetto dell’ingresso di nuovi insegnanti dalle graduatorie permanenti dove la percentuale di uomini è ancora più bassa, la presenza maschile in questi ultimi anni è ulteriormente calata.
Occorrerà, dunque, ripensare alla istituzione per legge di quote azzurre, cioè di posti di docente riservati agli uomini come succedeva, di fatto, fino a 40 anni fa nella scuola elementare?
Fino agli inizi degli anni ’60, infatti, erano previsti posti riservati ai maestri uomini (allora vi erano classi di alunni maschili e femminili che giustificavano quote rosa e quote azzurre per i maestri).
E allora il maestro godeva di ben altro prestigio sociale. Forse per attirare più uomini verso questa professione, oltre ad eventuali quote azzurre, vanno studiati altri incentivi e riconoscimenti.