Quella bufera mediatica sulla scuola di Rignano Flaminio

C’è da restare perplessi di fronte al trattamento che i mezzi di comunicazione di massa, quotidiani e TV, stanno riservando alla vicenda della scuola dell’infanzia di Rignano Flaminio. Una vicenda delicata, che forse proprio per questo era stata giustamente tenuta al riparo dai rischi di amplificazione che notizie del genere avrebbero potuto facilmente scatenare, e che puntualmente si sono manifestati non appena la magistratura ha ritenuto di formalizzare le accuse.
Naturalmente fanno bene i politici più direttamente interessati, i ministri dell’istruzione Fioroni e dell’interno Amato, ad annunciare misure severe in caso di conferma delle ipotesi accusatorie formulate dai magistrati che si stanno occupando del caso. Ma è necessario anche recuperare un clima e una cultura di assunzione di responsabilità da parte dei sistemi culturali, mediatici e di comunicazione per cambiare la scuola, per dare spazio nella quotidianità della rappresentazione mediatica al ruolo dell’educazione, alla figura del docente. I sussurri e le grida della cronaca giornalistica producono ormai solo un affievolimento della considerazione sociale della scuola. Un fenomeno estremamente rischioso.
Occorrerebbe applicare una sorta di deflattore alle notizie “strillate” perché da qualche tempo si parla di scuola, in Italia, quasi sempre e quasi solo per mettere in luce, con titoli sempre più grandi, le cose che non vanno, soprattutto quelle che vedono gli insegnanti protagonisti e/o vittime di vicende giudicate “interessanti” dal punto di vista della cronaca.
Così non è all’estero, dove le notizie riguardanti bullismo, pedofilia e quant’altro non mancano, ma si alternano, specie nelle prime pagine, con interventi impegnativi e qualificati sulle strategie di rinnovamento, gli obiettivi di miglioramento, le tematiche della qualità, le riforme, i confronti internazionali. Da noi le pur importanti questioni di politica scolastica all’ordine del giorno, dal nuovo obbligo alla revisione delle Indicazioni nazionali, dalla valutazione di sistema al rilancio della filiera tecnico-professionale, trovano spazio solo nella stampa specializzata, dove finiscono spesso per subire una torsione in senso tecnicistico. Insomma, troppa cronaca e troppo poco dibattito pubblico nei media: urge riflessione collettiva.