Quel rito della certificazione

Anche quest’anno, dunque, non vi sarà il modello unico nazionale della certificazione delle competenze al termine della scuola primaria e del primo ciclo d’istruzione.

Lo stato provvisorio delle Indicazioni nazionali per il curricolo, di cui è stata pubblicata da pochi giorni la bozza, non può ancora costituire la base necessaria di riferimento per costruire la certificazione.

Esistono soltanto le premesse normative contenute nel Regolamento sulla valutazione (DPR 122/2009) che recita in proposito “Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e ricerca, ai sensi dell’articolo 10, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, sono adottati i modelli per le certificazioni relative alle competenze acquisite dagli alunni dei diversi gradi e ordini dell’istruzione”.

Ma i modelli nazionali di certificazione e il relativo decreto ministeriale, di cui parla quel regolamento, non esistono ancora, anche se si sa che un apposito gruppo di lavoro presso il Miur ha preparato nei mesi scorsi la bozza di modello per il primo ciclo con relative istruzioni per la compilazione; bozza che, come sembra di capire, è strettamente subordinata al varo definitivo delle Indicazioni.

Forse soltanto l’anno prossimo si potrà parlare di certificazione delle competenze, definite, secondo norma, sulla base di un modello nazionale decretato, unico per tutti, dal ministro.

Per quest’anno, dunque, niente modello e niente certificazione?

Sembra di capire che le scuole potranno (o dovranno?) utilizzare propri modelli sperimentali.

Si tratta di un adempimento formale privo di finalità (e forse privo anche di legittimazione).

Quali e quante competenze si dovrebbero certificare?

Con voto in decimi come gli apprendimenti o in altra forma?

Chi sono i destinatari della certificazione?

Esclusa, per il momento, la scuola superiore, perché non saprebbe che farsene di certificazioni fai da te tutte diverse tra di loro, i possibili destinatari potrebbero essere le famiglie degli alunni. Sarebbe, nel migliore dei casi, una certificazione quasi fine a se stessa da mettere in quadro o da buttare via.

L’unica cosa certa sembra essere l’adempimento per un puro esercizio burocratico, un rito quasi inutile in attesa della vera certificazione dell’anno prossimo.

Perché, per quest’anno, non lasciare alle scuole di decidere in autonomia se e come farla la certificazione?