Quel fenomeno delle assegnazioni provvisorie

Assegnazione provvisoria: musica per le orecchie degli insegnanti con famiglia in altra provincia, preoccupazione per le famiglie alla ricerca della continuità per i figli, sconforto per i dirigenti scolastici che da un giorno all’altro vedono partire improvvisamente per altre sedi lontane, a lezioni iniziate, alcuni docenti che già si erano insediati in classe avviando con gli alunni l’anno scolastico.

L’assegnazione provvisoria è un istituto contrattuale che, a certe condizioni, consente il ricongiungimento al nucleo familiare solo per un anno scolastico nei confronti di insegnanti che non sono riusciti ad ottenere il trasferimento di titolarità di sede.

È una coda dei trasferimenti che quasi sempre, purtroppo, avviene in piena estate a ridosso dell’inizio dell’anno scolastico, quando gli uffici periferici dell’amministrazione scolastica, già in difficoltà per carenza di personale, sono a ranghi ridotti all’osso a causa delle ferie.

Capita così, tutti gli anni, che quest’ultima appendice della mobilità del personale scolastico si concluda a settembre, spesso a lezioni già avviate, soprattutto quando qualche ufficio scolastico territoriale di altra provincia, con calma (c’è chi dice, a volte con dubbia discrezionalità), comunica l’accoglimento della domanda di assegnazione provvisoria.

Il docente, felice, saluta e se ne va da un giorno all’altro.

I genitori, delusi, protestano con l’incolpevole dirigente della scuola. Continuità didattica e stabilità del personale se ne vanno a farsi friggere.

Ancora una volta le esigenze degli alunni e della scuola vengono dopo. Ma non solo per l’incidente delle assegnazioni provvisorie…