Quei sospirati posti all’asilo nido

In diversi interventi legislativi il passato Governo ha cercato di potenziare la diffusione di asili-nido, a cominciare da quelli aziendali.
Nel suo programma l’Unione intende piuttosto dare all’annoso problema una soluzione radicale, realizzando (entro la fine della legislatura?) una generalizzazione degli asili-nido che consenta di accogliere tutte le richieste delle famiglie.
Il problema, anche solamente per l’aspetto quantitativo, è di enorme e costosissima soluzione.
Per sapere esattamente quali sono i livelli di servizio attuali occorre riferirsi all’ultimo censimento che l’Istat ha reso noto l’anno scorso anche per quanto riguarda i bambini iscritti (o non iscritti) agli asili-nido (si veda la tabella rielaborata da Tuttoscuola).
Sono 187 mila i bambini di età 0-2 anni che frequentano un asilo-nido pubblico o privato: meno del 12% dei bambini di quella fascia di età.
Un altro 7% scarso di bambini di due anni di età (prossimi però a compiere tre anni) frequenta già la scuola dell’infanzia, cosicché da 0 a 2 anni l’81,25% di bambini non è iscritto ad alcuna istituzione per l’infanzia.
Sotto l’anno di età, considerati anche i congedi parentali dei genitori, più del 96% di bambini resta in famiglia, mentre nel secondo anno di vita il 14,3% è iscritto ad un asilo-nido (più dell’85% è ancora a casa con qualche familiare o baby sitter).
Analizzando i dati a livello territoriale, la condizione migliore per diffusione di asili-nido si trova in Emilia-Romagna (il 22,6% dei bambini 0-2 anni è iscritto), mentre in Sicilia gli iscritti scendono al 10%, in Puglia al 9%, in Campania e in Calabria al 7%. Il minor numero di bimbi all’asilo nido lo si trova nel Molise: 4,8%.