Quei ‘cattivi maestri’…

Il 15 gennaio 2008 resterà impresso nella memoria degli italiani (e purtroppo anche in quella del resto del mondo) come una data infausta: quella in cui una delle università più antiche e prestigiose del mondo, la “Sapienza” di Roma, non ha potuto assicurare al capo della Chiesa cattolica, che pure aveva invitato a parlare per iniziativa del suo vertice accademico, le condizioni per farlo.
L’università, come d’altra parte anche la scuola – o almeno la scuola di un Paese con gli ordinamenti democratici che l’Italia si è data con la Costituzione del 1948 – è per sua natura un luogo di libero incontro e confronto. E’ triste che alcuni studenti, ma soprattutto alcuni professori (pochi, ma il problema non è il numero…), abbiano ritenuto invece di contestare in linea di principio l’intervento del Pontefice nella giornata inaugurale di quella che fu per molti secoli l’università di riferimento della Chiesa.
Un cattivo esempio offerto ai giovani, dato da quelli – ci dispiace per personaggi come Carlo Bernardini, da sempre vicini ai problemi della scuola, meno per Marcello Cini, non nuovo alle maledizioni teologiche – che non possiamo non definire nell’occasione “cattivi maestri“. Tanto più alla luce della relazione che Benedetto XVI non ha potuto svolgere, ma che è stata egualmente letta nell’aula magna dell’ateneo romano: una relazione nella quale il Papa ha riconosciuto che la vocazione originaria dell’università sta “nella brama di conoscenza che è propria dell’uomo“. Un’espressione che in qualche modo rende omaggio alla concezione galileiana della scienza, oltre che riecheggiare lo spirito laico dell’Ulisse dantesco.