Quei 60 minuti che fanno ancora discutere

Dopo le aziende dei trasporti di diverse città italiane (ultima l’Act di Bologna) che con difficoltà hanno dovuto rivedere gli orari di linea per corrispondere alle nuove esigenze degli istituti superiori che hanno modificato gli orari delle lezioni, passando all’ora piena di sessanta minuti, è ora la volta dei genitori degli studenti pendolari che in alcune località lamentano il rientro molto tardivo a casa dei figli.

Sono ancora numerosi gli istituti, soprattutto nei licei, che continuano ad operare con progetti sperimentali – avendo iniziato i corsi prima dell’introduzione del nuovo ordinamento – che, sulla carta, prevedono un orario settimanale di 34 o 36 ore, ma che fino all’anno scorso praticavano, nel rispetto delle norme, la riduzione oraria per contenere le lezioni in fascia antimeridiana.

Diversi di quegli istituti hanno deciso di passare all’ora di 60 minuti e da quel momento sono cominciati i guai per i trasporti e per gli studenti.

In quel di Cremona, ad esempio, uno di questi istituti ha deciso ore di 60 minuti per tutte le 36 ore di lezione, con cinque mattinate che si concludono alle ore 14 (i ragazzi pendolari si precipitano ai mezzi pubblici e finiscono per arrivare a casa in taluni casi intorno alle 16, senza aver pranzato!); e con un giorno in cui ininterrottamente, con mezzora di pausa per il pranzo, i ragazzi escono alle 17.

I genitori hanno protestato, il dirigente è rimasto sulle sue, trincerandosi, a quanto sembra, dietro la delibera collegiale di istituto: è probabile che tocchi ora al direttore generale regionale districare la matassa.

Gli organi locali di stampa parlano in questi casi di “colpa della riforma Gelmini”, ma forse sarebbe bene che l’Amministrazione scolastica chiarisse la ragione per cui le classi successive alla prima che non sono a riforma, e per le quali fino allo scorso anno era prevista la riduzione di orario per causa di forza maggiore, da quest’anno sono passate rigidamente all’ora piena, senza che sia stata emanata alcuna disposizione ministeriale in merito.

Evidentemente, trattandosi di classi ancora legate ai vecchi ordinamenti, la riforma delle superiori in sé non c’entra, visto che per quest’anno solo le prime (che hanno comunque orari che non richiedono riduzioni) potrebbero essere interessate a qualche assestamento di orario.