Quando il preside copia

Lo studio di Tuttoscuola sulla sempre più schiacciante presenza delle donne tra il personale della scuola, con conseguente riferimento a eventuali “quote azzurre”, ha suscitato l’attenzione di molti. E’ stato ripreso da agenzie e giornali, ne ha parlato Mina nella sua seguitissima rubrica in prima pagina su “La Stampa”, e lo stesso ministro Fioroni ha indicato l’argomento come una delle anomalie della scuola.


Navigando su internet ci siamo accorti che il nostro servizio ha attirato l’attenzione anche di un certo Sergio Andreatta, che ne ha scritto sul sito telefree.it. 

Leggendo l’articolo si capisce anche il perché dell’interesse di Andreatta verso i problemi della scuola: è un dirigente scolastico (del IV Circolo di Latina, scrive).


Il fatto è che questa è una delle poche informazioni del suo pezzo che non sia ripresa più o meno di sana pianta dal servizio di Tuttoscuola. Vedere per credere: abbiamo messo a raffronto (v. sotto) il nostro testo del 12 giugno (TuttoscuolaNEWS n. 249) con quello di Andreatta del 16 giugno 2006, evidenziando in giallo le parti del suo testo perfettamente coincidenti con il nostro.


Sergio Andreatta, un dirigente scolastico prestato al giornalismo. Che però ha dimenticato uno dei requisiti della deontologia nel giornalismo: quando si riprende il lavoro di altri, si cita la fonte. Altrimenti vuol dire solo che si è copiato. Ci raccomandiamo, preside, sennò come farà a spiegarlo ai suoi studenti che copiare è sbagliato?

 

 

 

Da TuttoscuolaNEWS n.249 del 12 giugno 2006

 

 

L’uomo nella scuola: un genere in via di estinzione

Si parla sempre di più di quote rosa, da imporre nella politica, nelle istituzioni, persino nei consigli di amministrazione delle società.

E se da noi la questione, per il momento, resta a livello di wishful thinking o poco più, vi sono paesi che dalle parole sono passati ai fatti, come, ad esempio, la Spagna di Zapatero e alcuni paesi scandinavi.

Ma se passerà anche nel nostro paese il principio delle quote rosa, allora, per gli stessi motivi, c’è da chiedersi se nella scuola italiana non si dovrebbe cominciare a parlare di… quote azzurre. Qui infatti la presenza femminile (non però ai livelli di responsabilità più elevati, come vedremo) è schiacciante, come raramente avviene a favore dei maschi in altre professioni.

E continua ad aumentare. Tra i docenti, quest’anno, la presenza azzurra complessiva nelle scuole statali è scesa per la prima volta al di sotto del 20% (19,7%). Cinque anni fa era del 21%, secondo un trend discendente che prosegue inarrestabile da decenni. Un dato per tutti, tratto dal censimento Istat del 2001: la fascia di età sopra i 75 anni in possesso del diploma magistrale (diplomati a tutto il primo dopoguerra) registra un uomo maestro su cinque; nella fascia di età tra i 20 e i 24 anni (nel 2001) l’incidenza dei diplomati maestri uomini è precipitata a uno ogni 14.

E oggi? Secondo gli ultimi dati ufficiosi del ministero dell’istruzione ( http://www.tuttoscuola.com/ts_news_249-1.doc ), i docenti uomini sono pressoché spariti nella scuola dell’infanzia (0,50%) e sono prossimi alla scomparsa nella scuola primaria (4,3%. Cinque anni fa erano il 5%). Nella secondaria di I grado (ex-scuola media) di docenti uomini è rimasto il 23,5% (erano il 26% nel 2001); negli istituti superiori il 39,7% (42% nel 2001).

Anche nel personale amministrativo la presenza maschile è inferiore a quella femminile, tanto che vi sono meno di 38 uomini su cento sia tra i collaboratori scolastici che tra gli assistenti. Ma vi sono regioni del nord, come l’Emilia e il Piemonte dove, rispetto a quella media nazionale, la presenza maschile è ulteriormente dimezzata.

 

 

L’uomo nella scuola: un genere in via di estinzione, ma non ai vertici

Ma neanche nella sempre più femminilizzata scuola viene meno la regola non scritta che vede i posti di comando di prevalente appannaggio degli uomini.

Mentre di anno in anno, infatti, l’azzurro sfuma e il rosa si ravviva, ai più alti gradi di responsabilità sia nella scuola sia nell’amministrazione scolastica la presenza maschile, pur in via di graduale erosione, resta invece maggioranza rispetto al gentil sesso.

I dirigenti scolastici sono infatti di sesso maschile per il 54% nelle istituzioni scolastiche del 1° ciclo (medie ed elementari) e sono il 74,6% negli istituti superiori.

E nel precedente Governo, pur con una donna a capo del ministero dell’istruzione, i direttori generali regionali erano in prevalenza uomini (14 su 18).

Insomma, chissà se un giorno non si arriverà a prevedere nella scuola quote azzurre in ingresso e quote rosa al vertice delle carriere. Un compromesso all’italiana…

 

 

 

Da telefree.it

venerdì 16 giugno 2006

Quote azzurre nella scuola per salvare un genere in via di estinzione?

Nelle scuole statali i maschi sono il 19,7%.

Scuola e società: di Sergio Andreatta

Se in politica la presenza femminile è bassa, e qualcuno propone le quote rosa come metodo di tutela della rappresentatività, nella scuola è, viceversa, il maschio che è in via di estinzione…

Si è dibattuto molto in occasione delle recenti elezioni politiche di quote rosa, da imporre nella politica, nelle istituzioni e, anche, nei consigli di amministrazione delle grandi società.
Da noi la questione sembrerebbe restare, per il momento, solo a livello di wishful thinking o poco più, mentre in alcuni Paesi europei si è già passati dalle parole ai fatti, come, ad esempio, in Spagna e in alcuni Paesi scandinavi.
E benché l’idea delle quote richiami un po’ alla nostra mente quella delle riserve indiane, se non si trova un altro mezzo efficace alla fine bisognerà arrivarci come ha teledetto Romano Prodi, almeno transitoriamente, per garantire quella pari dignità costituzionale ancora così lontana dall’avverarsi.
Ma qualcuno, partendo dalla constatazione dei fatti esistente all’interno della scuola primaria e media, dice che se dovesse passare anche nel nostro Paese il principio delle quote rosa, allora, per gli stessi motivi, si dovrebbe cominciare a parlare di quote azzurre.
Nella scuola, infatti, la presenza femminile (non però ai livelli di responsabilità dirigenziali) e’ in modo schiacciante, come raramente avviene in altre professioni, a favore delle femmine.
E continua ad aumentare, forse perché la funzione educativa è più congeniale a loro, ma anche perché nel merito (punteggio di laurea e di concorso) sono più brave e nel servizio, generalmente, per me più diligenti e affidabili.
Tra i docenti la presenza maschile complessiva nelle scuole statali e’ scesa , quest’anno, per la prima volta al di sotto del 20% (19,7%).
Cinque anni fa
la statistica era del 21%, ma ha imboccato un trend discendente che prosegue inarrestabile da decenni.
Secondo i dati del Censimento Istat (2001) nella fascia di età sopra i 75 anni le persone in possesso del diploma magistrale (diplomati a tutto il primo dopoguerra) registrava un uomo, maestro, su cinque, mentre nella fascia di età tra i 20 e i 24 anni (nel 2001) l’incidenza dei diplomati maestri uomini e’ precipitata ad uno ogni 14.
Negli ultimi anni i docenti uomini sono diventati un’assoluta rarità, spariti nella scuola dell’infanzia (0,50% e zero unità nel mio IV Circolo di Latina), sono prossimi alla scomparsa nella scuola primaria (4,3% contro il 5% cinque anni fa, 1 unità nel mio Circolo, anche assegnato ad altro incarico superiore).
Nella secondaria di I grado (ex-scuola media) i docenti uomini sono il 23,5% (ma erano il 26% nel 2001); negli istituti superiori il 39,7% (42% nel 2001).
Anche negli uffici di direzione e di presidenza, tra il personale amministrativo, la presenza maschile risulta sempre inferiore rispetto a quella femminile, tanto che vi sono meno di 38 uomini su cento sia tra i collaboratori scolastici (ex bidelli) che tra gli assistenti amministrativi (ex applicati).
Ma vi sono regioni del Nord Italia, come l’Emilia e il Piemonte dove, rispetto alla media nazionale, la presenza maschile e’ ulteriormente dimezzata.
E tuttavia, neanche nella sempre più femminilizzata scuola italiana viene mai meno la regola non scritta che vede i posti di comando occupati prevalentemente dagli uomini.
Così ai più alti gradi di responsabilità, sia nella istituzione scolastica sia nell’amministrazione scolastica, la presenza maschile, seppur in via di graduale erosione, resta la salda maggioranza rispetto al gentil sesso.
Noi dirigenti scolastici siamo, infatti, maschi per il 54% nelle istituzioni scolastiche del 1° ciclo (medie ed elementari) e, ancor più, per il 74,6% negli istituti superiori.
Letizia Moratti una delle poche donne assurte al governo dell’istruzione come capo del M.I.U.R. (ora tornato con Giuseppe Fioroni a chiamarsi significativamente “Ministero dell’Istruzione”) disponeva di 18 direttori generali regionali ma di questi ben 14 erano uomini.
Generali alla guida di un esercito di amazzoni.