Quando il capitalista è illuminato

Dario Di Vico, editorialista del Corriere della Sera, ha reso nota nei giorni scorsi un’iniziativa assunta dal gruppo Luxottica, azienda bellunese leader mondiale nel settore degli occhiali, guidata da Leonardo Del Vecchio.

Negli stabilimenti della Luxottica si sta avviando in questi giorni un esperimento di welfare aziendale, come lo definisce Di Vico, consistente nella decisione di rimborsare ai dipendenti i costi sostenuti per l’acquisto dei libri di testo dei figli, dalla scuola primaria all’università. E’ un passo avanti importante rispetto ad altri interventi, come i buoni spesa, che alcune (poche) aziende avevano erogato in favore dei propri dipendenti in questi tempi di crisi economica. Puntare su un buono spesa non generico ma qualificato, orientato ai libri di testo, insomma alla formazione scolastica, ci sembra un gesto lungimirante, e di forte significato simbolico.

Chissà se l’esempio della Luxottica sarà seguito da altri, o da altre iniziative che abbiano lo stesso segno. Non sono frequenti, nell’Italia repubblicana, i casi di imprenditori che hanno concepito il loro ruolo in chiave non solo economica ma anche sociale e culturale. Il caso più noto è probabilmente quello di Adriano Olivetti, promotore di un movimento, quello di “Comunità”, che nei primi decenni del dopoguerra ebbe una certa diffusione e soprattutto esercitò una notevole influenza sulla formazione di una generazione di giovani, sia imprenditori sia anche funzionari pubblici, docenti universitari come il sociologo Franco Ferrarotti, uomini di cultura. Coraggio, anticonformismo, un vivo interesse per la diffusione della cultura ne furono l’elemento distintivo. Di una generazione di imprenditori di questo tipo ci sarebbe bisogno anche oggi.