Pubbliche Amministrazioni nel mirino della Legge di Stabilità

La scorsa settimana il governo ha approvato il disegno di legge di Stabilità (ex Finanziaria): “Nessuna tassa è prevista nella legge Stabilità, nessun taglio alla sanità”, a differenza di quanto avveniva negli anni scorsi, ha sottolineato il presidente del Consiglio Enrico Letta. E nessun taglio a scuola, università e ricerca.

In effetti, stando ai dati resi noti, le risorse per la copertura della legge di Stabilità (circa 11,5 miliardi nel 2014, 7,5 nel 2015 e 7,5 nel 2016) deriverebbero essenzialmente da tagli alla spesa pubblica delle amministrazioni statali, minori trasferimenti alle Regioni, dismissioni immobiliari, maggiori entrate fiscali.

Per arrivare agli 11,5 miliardi del 2014 mancano 3 miliardi, ma Letta è ottimista: “Questo è il primo beneficio delle politiche che in Europa questo governo ha fatto. Noi abbiamo mantenuto gli impegni, siamo usciti dalla procedura di deficit eccessivo” e quindi avremo “risorse aggiuntive” che al momento “non possiamo contabilizzare ma che sicuramente arriveranno”, come nel caso del rientro di capitali attualmente all’estero.

Ma è proprio vero che il comparto scuola-università-ricerca non sarà chiamato a nuovi sacrifici? Sì, se ci si riferisce al fatto che non ci saranno nuovi tagli (ci sarà anzi una piccola inversione di tendenza). No, se si pensa che è stato confermato il blocco della contrattazione e degli scatti certamente fino alla fine del 2014 e forse anche oltre. Dopo anni di vacche magre sarà vero, come dicono i giuristi, che non c’è “danno emergente”, ma sarà duro per i pubblici dipendenti accontentarsi dell’aumento mensile di 14 euro (massimo) contemplato nelle misure del governo in favore delle retribuzioni e pensioni inferiori ai 3000 euro.