Prove Invalsi: per tutti o a campione?

Sono quasi duemila (esattamente 1842 al 10 marzo 2012) le firme raccolte da un gruppo di scuole e associazioni attraverso un appello via Internet volto ad abrogare la norma del decreto legge Semplificazioni (art. 51, comma 2) che prevede che i test Invalsi, volti a misurare la preparazione degli studenti in matematica e italiano in seconda e quinta elementare, prima e terza media, seconda e quinta superiore, diventino obbligatori per tutti “come attività ordinaria d’istituto”.

L’appello, che giunge peraltro a giochi praticamente fatti (sul dl c’è già stato un voto di fiducia a larghissima maggioranza), chiede ai parlamentari di modificare il testo del decreto sostituendo l’obbligatorietà dei test per tutti gli insegnanti e alunni con prove da effettuare “su campione, previamente individuato con metodo statistico” affidandone la somministrazione a “rilevatori esterni adeguatamente formati”.

Si tratterebbe di tornare alla formula delle prove a campione individuata nel 2007 dal governo Prodi-Fioroni (legge 176 e relativa direttiva n. 52), che i firmatari dell’appello considerano più rispettosa delle competenze dei Consigli di classe in materia di valutazione degli alunni e dell’autonomia degli istituti, costituzionalmente garantita, in materia di autovalutazione. Le prove a campione, sostiene l’appello, sono scientificamente più affidabili, costano di meno e potrebbero essere affidate direttamente a Ocse-Pisa, IEA Timms e IEA Pirls, lasciando all’Invalsi il compito di assistere le scuole nell’autovalutazione. E potrebbero essere due, come nella media europea, anziché sei.

Tuttoscuola.com ha dato notizia dell’iniziativa nei giorni scorsi. Le numerose reazioni finora pervenute dai lettori sembrano più favorevoli all’approccio universalistico del testo del dl che a quello campionario sostenuto dai firmatari dell’appello. E sembra anche a noi che lo storico ritardo del nostro Paese in materia di valutazione di sistema possa essere più facilmente colmato, o almeno ridotto, coinvolgendo direttamente tutte le scuole, tutti gli insegnanti e tutti gli alunni nei processi valutativi. Un approccio che non esclude affatto, come peraltro l’Invalsi ha già cominciato a fare, che si possano contestualmente fare anche verifiche su campioni selezionati con rigorosi criteri scientifici.