Prove generali di riforma

Tanti ordini del giorno a corredo di una legge non si erano forse mai visti nella storia della Repubblica. Come avevamo da tempo anticipato, alla Camera la maggioranza ha preferito affidare le proposte integrative al testo in discussione non agli emendamenti ma, appunto, a tantissimi ordini del giorno che il Governo (cioè, nel caso, il ministro Moratti) ha accolto quasi per intero.
Gli ordini del giorno, anche se votati dal Parlamento, come si sa, non hanno il valore della norma, tuttavia costituiscono un vincolo politico per l’Esecutivo, che nel caso della riforma, essendo corollari di una norma quadro di delega, oltre ad assumere un peso rilevante per la vastità dei temi affrontati, hanno anche valore orientativo ed esplicativo per tutte le norme di attuazione.
Le pagine dei decreti legislativi di attuazione della riforma sono virtualmente ancora tutte bianche, ma quegli ordini del giorno ne hanno già delineato, in alcuni casi, la trama, scrivendone in forma approssimata i primi capitoli.
Vale dunque la pena, questa volta, di prestare maggiore attenzione a quei contenuti che “impegnano il Governo…”. Una certa traccia del percorso di attuazione della riforma, come prima risposta agli interrogativi che l’ampia delega solleva, potrebbe trovarsi in quei testi votati nel concitato finale dell’approvazione del disegno di legge n. 3387 del 18 febbraio alla Camera.