Prospettive di vacanza contrattuale: vantaggio o svantaggio?

Nei testi ufficiosi per la nuova Finanziaria e del decreto legge che l’accompagna, si sono susseguite cifre e ipotesi di risorse per i contratti dei dipendenti pubblici che, per gli operatori scolastici, sono diventate speranze (fondi aggiuntivi a parte per la scuola) e delusioni (poche risorse per tutti, scuola compresa). Nelle prossime ore i dubbi saranno chiariti, in un modo o nell’altro.
Nella peggiore delle ipotesi e delle interpretazioni sembra che si prospettino aumenti contenuti più o meno negli importi delle indennità di vacanza contrattuale, un istituto economico contrattuale ormai sconosciuto ai dipendenti pubblici, compresi quelli della scuola.
L’indennità di vacanza contrattuale, che non si applica più da diversi contratti, dovrebbe essere corrisposta dopo tre mesi di mancato rinnovo del contratto nazionale (avrebbe dovuto, quindi, essere corrisposta dall’aprile 2006) nella misura dello 0,30% del valore del tasso programmato di inflazione. Dopo altri tre mesi di mancato rinnovo del contratto, l’indennità di vacanza contrattuale viene elevata al 50% del valore del tasso programmato d’inflazione (dal luglio 2006).
L’indennità, se corrisposta, viene riassorbita dagli aumenti contrattuali successivamente definiti, avendo, infatti, il valore di una anticipazione.
Ma questa volta gli aumenti contrattuali, quando verranno definiti, difficilmente avranno la stessa decorrenza del 2006. L’interrogativo posto da Tuttoscuola nel maggio scorso dovrà ora trovare risposta: questa indennità, se davvero verrà corrisposta, verrà tutta riassorbita dagli aumenti decorrenti dal febbraio 2007 o, per la parte incassata prima degli aumenti, non sarà riassorbita?
E, se sarà invece soltanto indennità, che ne sarà degli aumenti contrattuali attesi?