Dalla scuola dei Programmi a quella delle Indicazioni: a 10 anni dall’emanazione, un primo bilancio

Sono passati poco più di 10 anni dall’emanazione delle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione (2012). Un decennio è un arco temporale considerevole, che consente di fare un bilancio. Le Indicazioni rappresentano uno strumento di innovazione esemplare. Nascono con l’autonomia scolastica, sulle ceneri dei Programmi nazionali, e sono indirizzate a istituzioni scolastiche che hanno autonomia progettuale, didattica, organizzativa, di ricerca e sviluppo. Il fatto che ogni scuola diventi soggetto autonomo di progettualità pone un problema molto delicato: come garantire l’unitarietà del sistema nazionale di istruzione pur in presenza di un varietà di curricoli potenzialmente elevatissima?

Poiché non si vuole vanificare l’unitarietà del sistema nazionale (l’autonomia della scuola non nasce in termini contrappositivi e polemici nei confronti del sistema nazionale), si rende necessario raggiungere un punto di equilibrio, capace di armonizzare le istanze nazionali e quelle locali. A questa esigenza rispondono le Indicazioni, chiamate a garantire l’unitarietà del sistema scolastico, facendo da contrappeso all’inevitabile (e desiderabile) diversificazione delle offerte formative delle singole istituzioni scolastiche.

La loro prescrittività è, però, diversa da quella dei Programmi di un tempo, deve limitarsi all’essenziale, non erodere lo spazio di autonomia progettuale e didattica delle scuole. Il centro ministeriale, attraverso le Indicazioni, fornisce le missioni che orientano tutte le scuole di un ciclo scolastico, indicando gli obiettivi e definendo i vincoli; la comunità scolastica assume tali missioni ed, eventualmente, la integra sottolineando ulteriori valori ritenuti caratterizzanti.

Con le Indicazioni nazionali giunge a maturazione il lungo processo che ha visto l’affermazione delle teorie del curricolo, intendendo per curricolo il progetto educativo e didattico elaborato dalle singole realtà scolastiche come risposta alle esigenze della realtà nella quale esse operano. Le Indicazioni sdoganano pienamente il curricolo, sono pensate in funzione della sua elaborazione (come si evince dalla stessa titolazione: Indicazioni nazionali peril curricolo …). Le due componenti non vanno viste come parti separate e giustapposte, ma nella loro integrazione, che si esprime in forma necessariamente originale, individuata, diversa da situazione a situazione. Com’è affermato nel documento “Il curricolo nella scuola dell’autonomia”: «In conclusione: il curricolo va costruito nella scuola, non viene emanato dal centro per essere applicato; tale costruzione deve permettere l’accordo tra istanza centrale, normativa e unitaria, ed istanza locale, pragmatica e flessibile; la costruzione del curricolo implica una considerazione della scuola come luogo di ricerca, in rapporto dialettico con le istanze provenienti dalla comunità scientifica, le istanze provenienti dalla comunità sociale e quelle etiche e che caratterizzano l’orizzonte dei valori condivisi rappresentati sia a livello centrale sia a livello locale; la problematica curricolare è il terreno su cui si muove l’innovazione educativa».

In un certo senso si potrebbe dire che il vero dono che le Indicazioni arrecano è proprio la legittimazione del curricolo, cosa che implica il riconoscimento della professionalità dei docenti e dei dirigenti, chiamati non più ad essere gli esecutori dei Programmi (i Programmi di applicano), ma ricercatori, capaci di visione e di progettualità. E se desideriamo tentare un bilancio, a dieci anni dalle attuali Indicazioni, possiamo chiederci: le Indicazioni 2012 sono state, e sono ancora, uno strumento capace di sostenere le comunità scolastiche, fornendo non solo un orientamento autorevole, ma anche un incoraggiamento a utilizzare responsabilmente la libertà progettuale che l’autonomia riconosce?

Leggi l’inserto speciale dedicato alle Indicazioni Nazionali nel numero 630 di Tuttoscuola

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