Prodi: l’Europa è come l’Italia nel Rinascimento

L’Italia “innanzitutto rappresenta il nostro futuro, quello dei nostri figli e dei nostri nipoti. Come ripeto sempre agli studenti, gli italiani sono quelli che meglio dovrebbero capirlo. Nel Rinascimento l’Italia dominava il mondo. Ma gli staterelli italiani divisi furono spazzati via dalla prima globalizzazione della storia: la scoperta dell’America. Oggi, con la globalizzazione totale, neppure la Germania, da sola, ha la forza di costruire le nuove caravelle, che si chiamano Google, Amazon, Alibaba, Tencent, Microsoft. Dobbiamo fare l’Europa prima che l’intelligenza artificiale e la rete 5G ci distruggano completamente”.

Parole severe e ammonitrici quelle pronunciate da Romano Prodi, già presidente della Commissione europea, nell’intervista rilasciata al giornalista Andrea Bonanni di Repubblica (6 febbraio). Parole rivolte a coloro che, per ragioni di età (ormai la grande maggioranza degli italiani e degli europei), non hanno direttamente conosciuto i disastri provocati dalla seconda guerra mondiale, che fu prima di tutto una guerra tra Stati europei. E parole, dunque, rivolte in primo luogo ai giovani europei, ma in particolare agli studenti italiani, invitati a riflettere sulla sorte di un Paese come l’Italia rinascimentale che malgrado la sua grande ricchezza economica e culturale non seppe ricondurre ad unità politica nazionale la conflittualità tra i diversi Stati regionali che in essa coesistevano.

L’Europa di oggi corre il rischio, come l’Italia cinquecentesca, di non saper sfruttare la sua ancora immensa ricchezza economica e culturale a causa dei rinascenti nazionalismi, che bloccano il processo di formazione di un’Europa politica forte e coesa, unica condizione che potrebbe rendere il nostro continente competitivo a livello planetario.

La partita che si giocherà nelle prossime elezioni europee sarà decisiva per le sorti dell’Europa: se gli “staterelli europei” si comporteranno come gli “staterelli italiani” dell’età rinascimentale faranno la stessa fine, non potendo reggere la concorrenza con Stati-continente delle dimensioni degli USA, della Cina e della Russia.