Primo stop al carosello dei docenti

Verrà dimezzato il numero dei cambiamenti di cattedra di inizio anno. I dirigenti scolastici nominano gli insegnanti. Un passo verso la vera autonomia

zioneIl disegno di legge  presentato venerdì in Consiglio dei ministri da Mariastella Gelmini, titolare dell’istruzione, università e ricerca, presenta novità e risvolti che vanno ben oltre la questione del voto in condotta sulla quale si è polarizzata l’attenzione. Esso non interviene solo sui contenuti dell’insegnamento (la nuova disciplina “Cittadinanza e Costituzione”, che non è un ritorno alla vecchia educazione civica) e sulla valutazione (comportamento degli studenti, saldo dei debiti formativi), ma incide anche sul funzionamento della macchina amministrativa della scuola.

 

Uno dei mali storici della scuola italiana, aggravatosi negli ultimi anni con il crescente grado di precarizzazione del personale è rappresentato dal cosiddetto carosello di docenti sulle cattedre, che ora dovrebbe almeno dimezzarsi: ogni anno oltre 200 mila docenti cambiano sede in una girandola frenetica di movimenti territoriali (da sede a sede) e professionali (da cattedra a cattedra, da ruolo a ruolo). Alla faccia della continuità didattica.

Con i provvedimenti proposti nel ddl il carosello di inizio anno dei docenti dovrebbe – secondo le stime di Tuttoscuola – dimezzarsi, con un notevole beneficio per il servizio offerto dalle scuole: per gli alunni il cambio del docente significa ricominciare da capo, adattarsi a nuovi metodi e a nuovi rapporti interpersonali; per gli insegnanti significa riavviare un’esperienza didattica, impostare nuovi piani di lavoro, conoscere per la prima volta decine di alunni, nuovi colleghi, nuovi ambienti.

Del resto è difficile immaginare un’azienda, o un comparto industriale o di servizi, con un “turnover” di personale così elevato. Fenomeno tanto più preoccupante se si considera che “il prodotto” in questione non riguarda beni o servizi, ma la formazione dei ragazzi, che si realizza giorno per giorno anche nel rapporto docente-discente.

 

Ma come si arriva a numeri così elevati? I conti sono presto fatti. Il 19,4% di docenti è precario (nominato di anno in anno, quasi sempre su scuole diverse) e il 12,8% si avvale della mobilità verso altra sede: totale 32,2% in tutto a livello nazionale (nella scuola media; alle superiori si arriva al 31,3%). Ma ci sono province nelle quali si supera addirittura il 50% (Isernia 54,2%, La Spezia 52,2% sempre alla media, con il 49,3% alle superiori). (elaborazione di Tuttoscuola su dati Miur)

Ebbene l’art. 5 del ddl affronta il problema su entrambi i versanti:

        conferma per altri due anni dei docenti con contratto a tempo determinato sulla stessa sede,

        cadenza biennale delle operazioni di mobilità dei docenti.

 

Ecco gli effetti. I docenti con contratto a tempo determinato, con nomina annuale o fino al termine delle attività didattiche (30 giugno) sono stati quest’anno 141.735 di cui 44.259 di sostegno.

Ebbene, virtualmente tutti questi docenti potranno essere confermati sulla stessa sede per un altro biennio. L’art. 5 del ddl autorizza i dirigenti scolastici a procedere nella conferma, se sarà accertata la disponibilità di posti nella medesima sede di servizio. Da notare che i dirigenti scolastici avranno la competenza esclusiva di nominare direttamente supplenti annuali o fino al termine delle attività sui posti vacanti o disponibili della loro scuola.

Una notizia che farà piacere sia alle famiglie sia ai docenti precari.

Considerato che i tagli di organico e le immissioni in ruolo ridurranno il numero delle sedi vacanti e la quantità di docenti annuali, si può stimare che per il 2009-2010, primo anno scolastico di possibile applicazione della nuova norma, potrebbe esser confermato almeno un terzo dei docenti precari sulle cattedre (circa 32-33 mila) e circa la metà per i sostegni (22 mila). Pertanto circa 55 mila dei 141 mila precari potrebbero trovare stabilità per un triennio nella stessa sede.

 

Il blocco della mobilità dei docenti di ruolo è l’altro tassello verso la continuità didattica. La nuova norma parla di mobilità a cadenza biennale, lasciando intendere che si tratta delle operazioni complessive (ordinanze, contrattazioni integrative, ecc.) che, anziché avere – come è sempre avvenuto – una cadenza annuale, verrebbero messe in atto ogni biennio.

Quell’11-12% di docenti (70-80 mila) che ogni anno ottengono il trasferimento di sede, diventerebbero zero nell’anno di blocco. Inoltre il ministro Gelmini in altre occasioni ha parlato di permanenza dei docenti sulla stessa sede per diversi anni (fino a cinque) e anche di incentivi a rimanere nella stessa sede. Si può pensare che la biennalità della mobilità possa essere accompagnata, quindi, da altri interventi successivi da concordare con il sindacato.

Complessivamente si può stimare dunque che il provvedimento possa almeno dimezzare un fenomeno che rappresenta una notevole e storica causa di disservizio per la scuola italiana

E viene incontro al desiderio della famiglie

 

 

Continuità didattica: un sogno che diventa realtà?

La continuità didattica, il sogno di milioni di famiglie che chiedono stabilità del personale docente, trova una risposta che potrebbe dare frutti più concreti di quelli degli ultimi ministri che si erano cimentati nell’impresa senza ottenere i risultati sperati.

Il ministro Moratti aveva inserito nella sua riforma, proprio a tutela della continuità didattica, l’obbligo di permanenza dei docenti sulla stessa sede per almeno un biennio. Ma i sindacati della scuola due anni fa, forti di una disposizione che lo consente (decreto legislativo 165/2001, art. 2, comma 2), avevano disapplicato quella norma che invadeva una materia di competenza contrattuale, prima ancora che trovasse attuazione.

Il ministro Fioroni era ritornato sulla questione inserendo la medesima norma di obbligo di permanenza sulla stessa sede in un disegno di legge (Bersani ter) che non è mai stato approvato.

Ci riprova ora il ministro Gelmini che, però, si è cautelata, inserendo una precisa disposizione che impedisce alla contrattazione sindacale di disapplicare le nuove norme sulla continuità didattica.   

 

 

I dirigenti scolastici nominano direttamente gli insegnanti

L’autonomia vera, dice qualcuno fuori dagli ambienti sindacali, si avrà quando i dirigenti scolastici potranno scegliere direttamente il personale da nominare nelle proprie scuole.

Un primo passo in questa direzione lo fa il ddl del ministro Gelmini (che in altra occasione si è dichiarata favorevole a riconoscere ai dirigenti scolastici il potere di scelta dei docenti) che recita all’art. 5 “È attribuito alla competenza esclusiva dei dirigenti scolastici il conferimento delle nomine a tempo determinato con incarico annuale o fino al termine delle lezioni ….”. Subito dopo, però, precisa che le nomine dovranno essere ricavate utilizzando “le graduatorie provinciali ad esaurimento per il conferimento delle supplenze annuali e delle supplenze temporanee fino al termine delle attività didattiche e le graduatorie di istituto per il conferimento delle supplenze temporanee.” Utilizzazione di graduatoria vuole dire anche rispetto dell’ordine di graduatoria; niente scelta libera, ma potrebbe essere il primo passo.

Per il momento è solamente un decentramento di funzioni che, forse già dal 2009-2010, troverà applicazione nei diversi istituti, forse con qualche aggravio di lavoro delle segreterie, ma che dovrebbe ridurre notevolmente i tempi di nomina, a patto naturalmente che vi sia un adeguato supporto telematico per l’utilizzo simultaneo delle graduatorie.

Passato, comunque, il primo anno di nomina, le conferme dei supplenti annui o temporanei dovrebbero semplificare notevolmente le procedure.