Poesia in tempi di pandemia

Di Teresa Madeo*

I ragazzi non si citano ormai da tempo. In nessun decreto. È come se fossero scomparsi, chiusi nelle loro case. E mentre si discute di tutto, dal come faremo le vacanze al quando torneremo di nuovo alla normalità, loro rimangono segregati h24. Senza scuola, senza amici, con l’unica compagnia (virtuale) di una chat o di una video lezione che in molti casi diventa un’ancora di salvezza. Il risultato? Chi in questo periodo di quarantena per il Coronavirus a risentire di più di questo lungo isolamento forse sono proprio i ragazzi e le ragazze. Ma cosa pensano in questo periodo? Quali emozioni vivono?

In questo articolo immagino come gli adolescenti stanno vivendo questa situazione nuova e inattesa, ragazzi di oggi possiedono una parola per ogni sfumatura di paura, anche se molto spesso scelgono di rimanere in silenzio. Talvolta l’adolescente non racconta ciò che prova perché sa che la paura potrebbe essere contagiosa, e per questo preferisce proteggere i suoi cari, un modo anche per vincere lo sgomento, l’ansia, l’incredulità e la noia di giorni in cattività. E in questo tempo ‘diverso’ c’è anche chi impara a recuperare il meglio che si era perso nella routine scuola-amici. La cosa più difficile per i ragazzi privati delle abitudini è reinventarsi la giornata, organizzare il tempo, ritrovare una routine, riempire di cose nuove questi giorni aiuta ad affrontare una situazione emergenziale, insolita e anche angosciante. Insomma è necessario, per gli adolescenti e anche per i più piccoli, ritrovare un ritmo che non capovolga le loro vite più di quanto non facciano gli eventi”. 

Gli adolescenti… appassionati di social, serie tv, musica trap, talvolta con idee confuse sul proprio futuro.

L’adolescente di oggi possiede invece una parola per ogni sfumatura della paura, e vive accanto alla potenza dei sentimenti ogni giorno. Sa benissimo cosa prova, lo saprebbe descrivere come noi adulti descriviamo un quadro o un oggetto che ci si para dinnanzi. Segue la fase della rassegnazione, in cui si allentano le pressioni e ci si rassegna al fatto che bisognerà portare pazienza, osservare le norme igieniche e di comportamento e attendere che il periodo di quarantena passi.

Provate a domandare agli adolescenti cosa provano e vi stupirete della ricchezza emotiva che sono capaci di esprimere, e, insieme, della dolcezza che impiegano nel tentativo di proteggervi da questa stessa ricchezza. Se è difficile rassegnarsi alla necessità di rimanere a casa, è comunque possibile sfruttare questo momento in modo costruttivo. Il mondo online è enorme: approfittiamone per recuperare contatti più autentici con i nostri affetti, amici e parenti, per risolvere i conti in sospeso, per lasciarci raggiungere dalle cose da cui di solito scappiamo. Siamo abituati ad andare veloci e non si riesce a sostare, a entrare in contatto con se stessi per paura di sentire l’insicurezza e la fragilità, fanno molta fatica in questi giorni a tenere aperto un dialogo tra amici. In genere sono abituati a raccontarsi le cose che succedono; ora essendo le giornate ridotte al minimo sono più stimolati a dire come stanno, e tutto questo vissuto diventa una vera e propria palestra emotiva.

Perché allora non approfittarne per allenarsi a descrivere le proprie emozioni? 

PRODURRE LA “POESIA” CHE “SALVA LA VITA”

In molte scuole di tutta Italia gli studenti sono scesi in campo contro il coronavirus creando, all’interno dei loro laboratori, soluzioni igienizzanti per le mani, mascherine, in alcuni casi visiere di protezione e quant’altro. I ragazzi dei Licei “Giovanni da San Giovanni” si sono pertanto chiesti: “E noi… Che cosa possiamo produrre?”. La risposta è stata: poesia, poesia in quarantena. Diffidenza o Libertà? 

È un male che non perdona, 
non si ferma a guardare nessuno, 
non importa se indossi la corona, 
non importa se negli occhi hai il digiuno. 
È un male che infesta gli animi, 
li annebbia, li porta all’oblio: 
non si tratta più neanche di uomini, 
è solo di ombre un mormorio. 
Perché queste quattro semplici mura 
un tempo considerate riparo, 
adesso accrescono la mia paura, 
hanno un sapore non più dolce, ma amaro. 

Perché fuori la vita scorre, 
lo vedo dalla finestra. 
Il sole che la pioggia rincorre, 
la rosa che sboccia maldestra. 

Ma è un male transitorio, 
prima o poi passerà. 
La domanda è cosa lascia 
diffidenza o libertà? 

A partire dall’idea di poesia come creazione, hanno quindi trovato un modo autentico e profondo per vivere questo difficile momento, esprimendo  le loro speranze, i loro sogni e le loro angosce attraverso le parole. Uno sguardo nel proprio io, ma anche un mezzo per esternare le proprie sensazioni, per interpretare, capire e, soprattutto, “re-agire” all’emergenza Covid. Si è trattata di una vera e propria “pratica”, insita nell’origine stessa del termine poesia che, dal greco póiēsis, significa appunto “fare, produrre”. “Dedicarsi alle attività culturali – spiega il Dirigente Scolastico dei Licei Prof.ssa Lucia Bacci – non deve essere inteso come qualcosa di astratto, sganciato dalla realtà. Fare poesia è un mezzo per abitare il mondo in tutte le sue manifestazioni; la poesia è in mezzo a noi, ci aiuta a cogliere l’oltre”. Ed è proprio nelle situazioni più complesse che, attraverso la scrittura, è possibile afferrare l’essenza più pura di ciò che ci circonda. 

E così, quando  il nostro Paese si è dovuto fermare per il lockdown, nei lunghi giorni di inattività, gli studenti dei  Licei hanno continuato ad agire. Gli alunni delle classi prime, coordinati dal regista Micoli Giovanni, hanno portato avanti un progetto teatrale nell’ambito del quale hanno  prodotto  tante poesie di riflessione sull’epidemia in corso,  che verranno poi raccolte e recitate in un’iniziativa on line a fine scuola. La poesia è infatti di tutti e per tutti, spazio di condivisione e di scambio, proprio come recita un’altra interessante iniziativa che ha coinvolto i Licei, ovvero la gara di solidarietà “Quarantena Poetica”, nata per iniziativa del Parlamento Regionale degli Studenti della Toscana, che ha visto sul podio della fase provinciale la studentessa Camilla Terrosi. 

Un’altra bella immagine dei nostri giovani che, in questi mesi di incertezza, sono riusciti a superare il dolore, traducendo in versi la loro esperienza e le fragilità che fanno da specchio a quelle di tutti noi.

*Professoressa IIS CELLINI FI; Docente utilizzata su Progetti Nazionali presso USR Toscana