PNRR, scuola rimandata: lo stato di avanzamento degli interventi finanziati

Soldi, soldi, soldi. Tanti soldi, come forse non si erano mai visti prima, soldi previsti dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), quell’acronimo entrato da pochi anni nel linguaggio quotidiano dei media e anche di coloro che si occupano di scuola. Ricordiamo che il PNRR è il progetto con cui l’Italia può utilizzare i fondi del Next Generation EU per risanare l’economia dopo il Covid, mediante un complessivo progetto trasformativo che prevede riforme e investimenti finalizzati a superare le barriere e le criticità strutturali, alfine anche di favorire crescita e occupazione. Obiettivo finale del PNRR è quello di rendere il paese più efficiente, digitalizzato e sostenibile. Scuola e Università dovrebbero avere un ruolo significativo all’interno del Piano, visto che il Ministero dell’Economia e Finanze, a suo tempo, ha stimato l’effetto cumulato delle misure per l’Istruzione sulla crescita economica tra il 2021 e il 2026 in 1,3 punti di Pil. Non parliamo di bruscolini, perché per l’Italia il PNRR prevede una disponibilità complessiva di 194,4 miliardi, di cui 122,6 miliardi (circa due terzi del totale) sotto forma di prestiti e 71,8 come sovvenzioni. Insomma ogni 1.000 euro spesi da una scuola 630 euro dovranno essere rimborsati (verosimilmente dagli studenti di oggi). Di quei fondi complessivi di 194,416 miliardi, per l’istruzione sono previsti 20,091 miliardi, pari al 10,3%.

Ben 20 miliardi per rinnovare la scuola, capite?
Per disporre di quell’ingente somma, sono state previste varie fasi di progettazione-verifica che l’Italia ha superato positivamente, creando le condizioni di spendibilità che sul territorio i diversi soggetti coinvolti (Comuni ed enti vari, istituti scolastici compresi) sono chiamati concretamente a realizzare. Ma quanto è stato concretamente realizzato? In mancanza di dati ufficiali, una ricerca approfondita condotta dalla Fondazione Agnelli e dalla Fondazione Astrid ha consentito di conoscere lo stato di avanzamento degli interventi finanziati a tutto il 31 dicembre scorso, con esiti a dir poco deludenti in generale, ma soprattutto per l’istruzione. Infatti, mentre dei 194,416 miliardi previsti in totale per il PNRR la spesa sostenuta è stata di quasi 43 miliardi (esattamente 42,998) pari al 22,1%, per l’istruzione invece la spesa sostenuta è stata soltanto di 3,382 miliardi, pari al 16,8% dei 20,091 miliardi dei fondi assegnati. Nel Question Time al Senato del maggio scorso il ministro Valditara ha precisato che, escludendo dai 20,091 miliardi i fondi destinati all’Università e Ricerca, soltanto perla scuola i fondi ammontano a 17,590 miliardi di euro. La percentuale di spesa già andata a buon fine, a tutto il 31 dicembre 2023, non è, pertanto, pari al 16,8%, bensì del 19,9%. Si tratta di tre punti in percentuale in più che, comunque, complessivamente confermano tutta la difficoltà e l’affanno per realizzare pienamente gli obiettivi attesi, anche se il ministro, in occasione di quel question time, si è difeso, affermando che nel frattempo la spesa erogata è salita, arrivando a sfiorare complessivamente il 25%. Un quarto dispese, dunque, andato a buon fine, ma i tre quarti rimasti da raggiungere sembrano lontani. E non facciamo qui valutazioni – per le quali rimandiamo a nostri servizi su sito e newsletter – sul merito delle regole e delle modalità fissate dall’Unità di Missione per il PNRR, sulle tempistiche imposte, insomma su come sistanno spendendo i fondi. Il rapporto della Fondazione Agnelli va ben oltre questo dato sintetico del 16,8% di spesa per l’istruzione, riportando per i diversi obiettivi del PNRR per la scuola lo stato di avanzamento della spesa registrato al 31 dicembre scorso. Per opportuni chiarimenti ricordiamo quanto precisato dalle linee guida ministeriali nei confronti degli obiettivi rivolti ai Comuni.

Scuola 4.0
39,3% avanzamento spesa

È l’obiettivo che, secondo il Rapporto, ha conseguito la più elevata percentuale di spesa, 39,3%, in quanto risultano spesi 826 milioni dei 2.100 disponibili. Il Piano Scuola 4.0 è stato adottato dal decreto ministeriale n. 161 del 14 giugno 2022, quale strumento di sintesi e accompagnamento all’attuazione delle relative linee di investimento e intende fornire un supporto alle azioni che saranno realizzate dalle istituzioni scolastiche nel rispetto della propria autonomia didattica, gestionale e organizzativa. Il Piano è diviso in quattro sezioni: l la prima sezione “Background” definisce il contesto dell’intervento, ripercorrendo brevemente le principali tappe del processo di trasformazione didattica e digitale della scuola italiana e gli scenari europei di riferimento; l la seconda e la terza sezione “Framework” presentano il quadro di riferimento e i principali orientamenti per la progettazione degli ambienti di apprendimento innovativi (Next Generation Classrooms) e dei laboratori per le professioni digitali del futuro (Next Generation Labs); l la quarta sezione “Roadmap” illustra e sintetizza gli step di attuazione della linea di investimento “Scuola 4.0”. Obiettivo del Piano è la trasformazione delle classi tradizionali in ambienti innovativi di apprendimento e nella creazione di laboratori per le professioni digitali del futuro e, al tempo stesso, con un’altra specifica linea di investimento un ampio programma di formazione alla transizione digitale di tutto il personale scolastico. La denominazione “Scuola 4.0”, ha precisato il MIM, discende proprio dalla finalità della misura di realizzare ambienti di apprendimento ibridi, che possano fondere le potenzialità educative e didattiche degli spazi fisici concepiti in modo innovativo e degli ambienti digitali.

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Chi è l’autore
Sergio Govi
Esperto di normativa scolastica, si muove con abilità tra numeri e dati sulla scuola. E’ autore dei dossier di Tuttoscuola sui diplomifici.

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Nidi e scuole dell’Infanzia, ristrutturazione delle scuole, mensa e tempo pieno. E poi ancora: costruzione di nuove scuole, nuovi linguaggi, didattica digitale e divario Nord-Sud. Per ognuno di questi capitoli abbiamo visto lo stato di avanzamento della spesa e provato a capire a che punto siamo. Ma nell’ultimo numero di Tuttoscuola andiamo anche oltre il PNRR. Per esempio parliamo di tempo scuola, autonomia e LEP e delle sfide dell’istruzione correlate alla migrazione. L’ex ministra dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, prova invece a capire quale futuro si prospetta per l’AFAM, mentre Andrea Gavosto prova a capire quanto sarà utile nella scuola l’intelligenza artificiale. Presente il nostro consueto inserto dedicato alla didattica, con articoli di Claudio Girelli, Franca Da Re, Moira Stefini, Carlo Macale, Alessio Moro e tanti altri. Per la rubrica “Gestire la scuola”, Stefano Stefanel parla invece di scuole e di progettazione senza paracadute, mentre Monia Meraviglia, nell’angolo del DSGA, parla invece di nuove incombenze per gli uffici. Un numero da non perdere!

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