Per l’istruzione si può derogare dal patto di stabilità

Aveva destato scalpore l’anno scorso la decisione del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, di procedere comunque all’assunzione di 300 educatori e docenti per nidi d’infanzia e scuole dell’infanzia comunali, nonostante i vincoli posti dal patto di stabilità.

Ma ha destato più sorpresa ancora, pochi giorni fa, la decisione della Procura regionale della Corte dei Conti della Campania di procedere all’archiviazione della vertenza, in quanto l’assunzione non ha provocato alcun danno di tipo erariale alle casse pubbliche.

Si tratta di una decisione che ci conforta – ha affermato il sindaco – e che conforta tutti gli amministratori che, imbrigliati dai vincoli imposti dal Patto di stabilità e dalla spending review, quotidianamente vivono la difficoltà di garantire i servizi e dunque i diritti ai loro cittadini”.

De Magistris ha ricordato i motivi della scelta, dettata “dall’esigenza di garantire l’apertura delle scuole comunali e i servizi educativi svolti dalle maestre, e indicando nell’istruzione un diritto infungibile e fondamentale, dunque non sacrificabile su nessun altare di bilancio”.

La decisione del Comune di Napoli di violare il patto di stabilità per l’assunzione di 300 insegnanti rientra nel filone dei diritti fondamentali dei cittadini. Lo ha detto il prof. Stefano Rodotà intervenendo al festival dell’Economia a Trento. “La Corte dei Conti ha accettato la decisione motivandola con la necessità di soddisfare il diritto fondamentale all’istruzione dei bambini.

Tale aspetto è abbinato anche in parte al diritto alla libera costruzione delle personalità – ha aggiunto Rodotà. Le pur importantissime regole sulla stabilità economica-finanziaria non possono diventare un ostacolo alla realizzazione di questi diritti”.

Quello affermato dalla Corte dei Conti, dunque, è un principio che non solo antepone alle esigenze di bilancio i diritti costituzionali  all’istruzione, ma apre anche a considerare il passaggio dei docenti da tempo determinato a indeterminato indifferente ai fini della spesa.

Se su questo principio il MEF è d’accordo, si aprono notevoli prospettive per i precari della scuola.