La costruzione della classe come gruppo, dove si sperimentano relazioni positive e crescita personale e cognitiva, è strettamente collegata alle esperienze emotive e alle interazioni sociali che ogni alunno ha vissuto e vive in relazione ai propri insegnanti. Queste relazioni costituiscono la lente che filtra e colora emotivamente l’esperienza scolastica e di apprendimento degli alunni rendendola stimolante e accessibile oppure deformandola come minacciosa e impossibile. L’incoraggiamento è la modalità con la quale gli insegnanti possono orientare il proprio agire per favorire l’instaurarsi di un clima di rispetto e fiducia, dove ogni alunno si può sentire accolto e accompagnato nel proprio percorso di crescita. Non si tratta di un atteggiamento ‘buonista’, ma di un’azione dell’insegnante accogliente della singolarità di ognuno, ma al contempo operativamente esigente che ‘fa leva sull’attivazione delle potenzialità degli allievi e sulla sollecitazione dell’autosupporto e della corresponsabilità’(Franta, Colasanti, 1991, p.9).
Lo stile incoraggiante degli insegnanti non agisce solo rispetto alla relazione con il singolo alunno, ma favorisce la creazione di un clima interattivo nella classe che consente di vivere l’esperienza scolastica in uno stato di benessere psicologico e permette di costruire progressivamente la propria identità all’interno di relazioni significative con gli altri. La prospettiva psicopedagogica dell’agire educativo come incoraggiamento indica nell’attivare, nel comprendere, nel sottolineare il positivo, nel ridimensionare e nel responsabilizzare i principi che possono orientare l’azione dell’insegnante nello svolgimento delle diverse attività.
La qualità dell’azione di insegnamento è in relazione con il tipo di apprendimento e di stimolo. L’obiettivo è riuscire a renderli protagonisti della loro crescita culturale ed umana. Per ottenere questo è necessario far leva sulla motivazione interna e finalizzare le attività ad un apprendimento che sia per loro significativo. Le discipline possono aiutare i ragazzi a diventare protagonisti solo se l’insegnante le intende come strumenti di ricerca, come mezzi a disposizione per comprendere e arricchire la propria esperienza umana. In questo caso l’alunno è cognitivamente attivo perché affronta problemi e conquista conoscenze. La significatività dell’apprendimento passa però anche dalla rilevanza formativa delle proposte rispetto ai bisogni di crescita dell’alunno e dalla loro capacità di dare senso e prospettiva alle sollecitazioni che la realtà propone.
Attivare i ragazzi rendendoli protagonisti inserisce a pieno titolo l’esperienza scolastica nella loro esperienza di vita. Il principio del comprendere sottolinea invece l’importanza per l’insegnante di percepire le situazioni così come sono vissute dagli alunni per poi aiutarli a coglierle nella loro dimensione di oggettività e a controllarle e gestirle nel modo più efficace possibile. Comprensione non significa perciò giustificazione o compassione, ma sostegno nell’affrontare la realtà nelsuo intreccio di vissuto personale ed esigenze oggettive, secondo le potenzialità proprie di ciascuno
Chi è l’autore
Claudio Girelli
E’ professore associato di Pedagogia sperimentale nel Dipartimento di Scienze umane dell’Università degli Studi di Verona. È presidente del corso di laurea in Scienze della formazione primaria, dove insegna Programmazione e valutazione scolastica. Si occupa di ricerca educativa, formazione insegnanti e alfabetizzazione emergente (www.progettosiglo.it). È codirettore della rivista “RicercAzione” di IPRASE (Istituto provinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa). Scrive per Tuttoscuola, potrete seguire la sua rubrica durante l’anno scolastico abbonandovi alla rivista (in formato digitale o in versione cartacea).
Nidi e scuole dell’Infanzia, ristrutturazione delle scuole, mensa e tempo pieno. E poi ancora: costruzione di nuove scuole, nuovi linguaggi, didattica digitale e divario Nord-Sud. Per ognuno di questi capitoli abbiamo visto lo stato di avanzamento della spesa e provato a capire a che punto siamo. Ma nell’ultimo numero di Tuttoscuola andiamo anche oltre il PNRR. Per esempio parliamo di tempo scuola, autonomia e LEP e delle sfide dell’istruzione correlate alla migrazione. L’ex ministra dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, prova invece a capire quale futuro si prospetta per l’AFAM, mentre Andrea Gavosto prova a capire quanto sarà utile nella scuola l’intelligenza artificiale. Presente il nostro consueto inserto dedicato alla didattica, con articoli di Claudio Girelli, Franca Da Re, Moira Stefini, Carlo Macale, Alessio Moro e tanti altri. Per la rubrica “Gestire la scuola”, Stefano Stefanel parla invece di scuole e di progettazione senza paracadute, mentre Monia Meraviglia, nell’angolo del DSGA, parla invece di nuove incombenze per gli uffici. Un numero da non perdere!
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