Tuttoscuola: Professione scuola

Patto di corresponsabilità: utopia educativa o contratto per la sopravvivenza

23 aprile 2018

Con i decreti delegati del 1974 genitori e studenti venivano chiamati come soggetti collettivi a partecipare alla gestione della scuola. Non più destinatari in vari modi dell’intervento didattico, ma corresponsabili, attraverso gli organi collegiali, delle scelte educative sulla base del dialogo con i docenti. La scuola della Repubblica si ispirava ai principi della comunità educante...

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Milena Rossi Saiani lunedì 23 aprile 2018

E' vero i sindacati sono riusciti per due anni i a non far applicare "La Buona scuola" e con il nuovo contratto l’hanno “mitigata e superata”. Il tutto nonostante che la stessa legge sancisca che “Sono inefficaci le norme e le procedure contenute nei contratti collettivi, contrastanti con quanto previsto dalla presente legge 196”. In riferimento allo storico “carosello dei trasferimenti” i docenti potranno chiedere di cambiare scuola ancora ogni anno se non l’hanno scelta volontariamente, nonostante il dettato di legge “L’incarico ha durata triennale ed e' rinnovato purché in coerenza con il piano dell'offerta formativa” (80 e 181,2) . Nonostante che la legge prescriveva "di garantire la continuità del diritto allo studio degli alunni con disabilità, in modo da rendere possibile allo studente di fruire dello stesso insegnante di sostegno per l'intero ordine o grado di istruzione”. La formazione dei docenti resta facoltativa invece che obbligatoria come previsto al comma 124 “Nell'ambito degli adempimenti connessi alla funzione docente, la formazione in servizio dei docenti di ruolo e' obbligatoria, permanente e strutturale”. Queste discrepanze, tra quanto previsto dalla legge e i comportamenti difformi nella scuola, non può non suscitare disistima tra i genitori, non può certo favorire dialogo e rispetto tra le componenti scolastiche. Si pone la domanda elementare: se I responsabili politici, garanti della legge nei riguardo di tutti i cittadini, non dovevano tener conto della necessità di equilibrare l’interesse degli operatori con il diritto dei ragazzi ad avere un servizio scolastico più funzionale e qualificato.

Milena Rossi Saiani lunedì 23 aprile 2018

"Ma la rilegittimazione degli insegnanti, riteniamo, sarà legata non ad astratte riaffermazioni del rispetto dovuto alla loro figura in quanto tale, ma alla profonda ridefinizione del loro ruolo e quindi anche dell’inquadramento professionale oggi svilito anche a causa di un rigido appiattimento egualitaristico." Concordo che si debba avere il coraggio di guardare al concreto della vita scolastica. Se può essere utile aumentare gli stipendi, penso che si debbano rivedere le regole che governano la scuola e che sono rigidamente guidate dal primato del "diritto e della convenienza del personale". Il diritto e gli interessi dei genitori vengono dopo, facendo perdere sempre più alla scuola in stima e apprezzamento sociale. Com'è possibile che ad esempio calendari e orari scolastici per gli allievi (non parlo di quelli per i docenti che spettano al sindacato) siano fermi a due secoli fa, per una società agricola e che vengano definiti dall'amministrazione senza tener conto delle proposte delle associazioni studentesche e le associazioni genitori? Che si festeggi, ad esempio il carnevale, con due giorni di vacanza, quando nessuna famiglia è in grado di usufruire se non solo gli insegnanti?

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