Servirebbe un grande progetto condiviso

Patto di corresponsabilità/3

L’idea guida della ‘partecipazione’, che ispirò i decreti delegati del ministro Franco Maria Malfatti nel 1974, cercò di porre rimedio a quella incapacità della scuola di «rimuovere gli ostacoli», facendo uscire il sistema scolastico, ormai percepito come separato e autoreferenziale, dal proprio isolamento, e chiedendo in particolare ai genitori di assumere responsabilità nel governo delle istituzioni scolastiche.

Un progetto anch’esso rimasto incompiuto, e che neppure la successiva stagione dell’autonomia delle istituzioni scolastiche ha potuto completare a causa dei fallimenti e dei ritardi nelle riforme di tipo ordinamentale che hanno spinto il sistema scolastico nel suo complesso a sopravvivere per forza inerziale senza vere, profonde innovazioni, salvo quelle realizzate da isolate avanguardie.

Servirebbe ancora, davvero, un grande progetto condiviso (fondato cioè su una effettiva ‘corresponsabilità educativa’) per realizzare quanto prescritto dall’art. 3 comma 2, ma nelle forme dinamiche e creative sollecitate dalla rivoluzione tecnologica in atto: forte personalizzazione dei curricula individuali, interventi strutturali di sostegno e recupero con eliminazione (se non in casi estremi) delle bocciature, e conseguente abbattimento della dispersione scolastica fino ai 18 anni (da fissare come termine degli studi secondari), portfolio delle competenze certificate al posto dei titoli di studio, didattica collaborativa e laboratoriale, insegnanti tutor in grado di gestire il nuovo rapporto con gli studenti e tra gli studenti basato sulla ricerca e la valorizzazione dei potenziali formativi individuali. Ciò che porterebbe tra l’altro in prospettiva al superamento della figura dell’insegnante ‘di sostegno’ come conosciuta oggi, perché sarebbe compito di tutti i docenti, ma proprio di tutti, sostenere tutti gli alunni, ma proprio tutti, nella costruzione del loro percorso educativo.