Patto di corresponsabilità educativa, una ricerca sul campo

Coinvolte circa 1000 scuole statali e paritarie del primo ciclo 
di Elvira Lozupone*

Uno degli effetti legati allo sviluppo della complessità e ‘liquidità’ di vita,  nelle relazioni e allo sviluppo ipertrofico delle tecnologie, unitamente ad un non corretto utilizzo di esse da parte dei giovani, è stata la crescita di fenomeni di bullismo a livello scolastico e attraverso la rete telematica; a questi fenomeni soprattutto nel periodo immediatamente precedente al 2008, si sono aggiunti episodi di aggressione aperta e violenza verbale e non, da parte di genitori nei confronti di insegnanti. In quell’anno il Ministero dell’Istruzione ha istituto il ‘Patto di corresponsabilità educativa tra genitori e insegnanti’ in cui le parti, unitamente con gli allievi, si assumono e ratificano diritti e doveri reciproci, cui si aggiunge l’introduzione del nuovo insegnamento di Educazione e Cittadinanza affinché all’interno delle mura scolastiche la vita trascorra all’insegna della civiltà e del rispetto reciproco.

Anche la legge 107 pone tra gli obiettivi la promozione e partecipazione di tutte le componenti interne al sistema scuola, gli organi collegiali, studenti e famiglie nell’approvazione del Piano dell’Offerta Formativa.

Questi intenti scaturiscono dall’istituzione dei decreti Delegati del 1974 che prevedevano una partecipazione sia pure a livello consultivo della componente genitoriale negli organi collegiali. A far tempo da quella data tuttavia si è assistito ad una graduale perdita di importanza ed incisività proprio della componente genitoriale all’interno della scuola.

Le cause di questo processo sono sommariamente rinvenibili in una progressiva  disaffezione dei genitori alla vita della scuola dovuta quantomeno al cambiamento di condizioni di vita nella società complessa, ma bisogna ammettere anche, che all’interno della scuola, la componente genitoriale è stata gradualmente relegata a ruoli del tutto marginali come la fornitura di materiali essenziali alla vita scolastica e alla raccolta di firme sul POF non sempre aggiornato e non sempre compiutamente illustrato alle famiglie, e in verità poco altro.

Da un paio d’anni tuttavia, si è assistito ad un risveglio della partecipazione dei genitori alla vita della scuola a causa di una serie di iniziative che hanno portato alcuni soggetti  a prendere una posizione decisa: secondo le valutazioni delle famiglie alcuni progetti introducono nella scuola una filosofia improntata alle tematiche del post femminismo in merito alla possibile fluidità dell’orientamento di genere, con la presentazione di questi temi nel normale curriculum scolastico a partire dalla prima infanzia: questi ed altri fatti hanno spinto le famiglie costituirsi in comitati e associazioni e organizzarsi fino a radunarsi nei due Family day del 20 giugno  2015 e del 30 gennaio 2016 per contrastare quella che è stata identificata come  ideologia gender.

In realtà la posizione delle famiglie non è solo di espressione di un veto, ma risulta più articolata. Il rinnovato impegno partecipativo da parte delle famiglie si fonda sull’art 30 della Carta costituzionale e l’art. 26 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo: attraverso questi strumenti i genitori chiedono sia garantita loro la libertà educativa come libertà/possibilità e diritto-dovere di poter esprimere valutazioni e decidere di comune accordo con le componenti scolastiche  – all’interno degli organi collegiali – ciò che può risultare adeguato e conforme ad una piattaforma comune di valori per l’educazione dei figli, e ciò che non considerano valido per difformità rispetto ad assetti antropologici e culturali di fondo; in tal modo auspicano di veder garantito il rispetto delle proprie decisioni e scelte educative in merito a partecipazione o non partecipazione dei propri figli ad alcune iniziative, tramite lo strumento del consenso informato. Tutto ciò – purtroppo – ha ingenerato in molti casi conflitti all’interno della scuola che hanno coinvolto la dirigenza e gli insegnanti.

Questi elementi di novità rispetto a quanto accaduto nel 2008 rendono il costrutto della corresponsabilità educativa problematico, ma essenziale per la sostenibilità (come garanzia di una qualità di vita e di interventi educativi efficaci e di qualità, all’interno delle mura scolastiche) e lo pongono anche come obiettivo per superare in modo costruttivo discriminazioni e violenze (legate anche all’orientamento di genere), prevenzione degli atti di violenza – contro il sesso femminile in particolare – e ogni forma di bullismo e marginalizzazione in generale, garantendo inclusione e pari opportunità per tutti.

In questa ricerca che sta partendo su tutto il territorio nazionale e che vede la cooperazione tra Università  – in particolare l’ Università di Roma Tor Vergata (prof. Elvira Lozupone) e il Centro studi e ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica di Milano (Prof. Giovanna Rossi) – si cerca di analizzare il costrutto di corresponsabilità educativa nelle sue componenti fondamentali; si cerca di capire se quando e in quali occasioni tale costrutto sia stato esercitato nelle relazioni tra scuola e famiglia soprattutto in ordine a progetti di prevenzione del bullismo e marginalizzazioni in generale.

Il campione estrapolato è di circa 1000 scuole tra pubbliche private e paritarie convenzionate dalla primaria alla secondaria di primo grado; si è ritenuto in tale modo di andare ad intercettare le strategie di fronteggiamento del bullismo proprio sul suo nascere, dal momento che i dati ci mostrano che età di aggressori e vittime si sta gradualmente abbassando a questi livelli di istruzione. Una riflessione approfondita sul tema ci permette di considerare come i molti interventi fatti all’interno delle aule scolastiche vadano in parte sostituiti, o quantomeno sostenuti dalla partecipazione attiva delle famiglie ai progetti passando necessariamente attraverso una conoscenza dettagliata di questi e l’eventuale valutazione e introduzione di progetti proposti dalle famiglie stesse.

Chiudiamo ricordando che il termine corresponsabilità parla di due entità in situazione conflittuale palese o latente e della necessità di dialogare andando alla ricerca di un bene comune a tutte le componenti dell’universo scolastico ormai così variegato e ricco di espressioni valoriali e culturali.

Si tratta di una sfida difficile, ma non impossibile. Siamo convinti che la ricerca contribuirà alla comprensione approfondita di come intendere ed attuare la corresponsabilità educativa in una felice congiuntura temporale in cui per un verso si è da poco celebrata il 7 febbraio la giornata mondiale contro il bullismo, e per l’altro la ministra Fedeli ha composto una commissione che si dedichi proprio alla formulazione di un nuovo patto di corresponsabilità educativa che ci auguriamo sia espressione di un reale pluralismo all’interno della scuola.

Si invitano tutti i dirigenti delle scuole selezionate, che riceveranno la lettera con la richiesta di partecipazione alla ricerca, a non perdere questa occasione di contribuire anche attraverso l’illustrazione di buone pratiche a questa sfida di grande valore sociale e civico.

*Università di Roma Tor Vergata