Partiti di lotta e di governo. Che confusione

La formula del “partito di lotta e di governo” fu adottata in Italia negli anni settanta, nell’ambito della marcia di avvicinamento dell’allora PCI a funzioni di governo, o meglio di coinvolgimento istituzionale e politico di quel partito nella assunzione di importanti scelte riguardanti il destino del Paese. Motivazioni alte, dunque, che condussero anche, fra l’altro, ad una linea di moderazione nella politica sociale e sindacale, all’insegna della “austerity“. L’accento, insomma, sembrava cadere più sul governo che sulla lotta.
Il contrario sembra accadere ora. Dopo l’annuncio della partecipazione del segretario del PRC, Franco Giordano, allo sciopero indetto dai sindacati confederali della scuola per il prossimo 16 aprile, a sostegno del nuovo contratto, anche il presidente della Commissione Cultura della Camera, Pietro Folena, ha deciso di aderire all’iniziativa. Con quali motivazioni, essendo anche Folena espressione della maggioranza di governo?
Stiamo ancora attendendo di capire come gli impegni presi in finanziaria contro il precariato verranno mantenuti“, spiega Folena, che denuncia il calo degli investimenti per la scuola e dichiara apertamente che “l’impegno del governo appare per ora insufficiente su quello che invece dovrebbe essere il terreno più importante della sua azione“.
Un discorso che non è certamente di appoggio al governo, ed ha anzi un evidente sapore di “lotta” contro di esso, o almeno contro una parte di esso, quella che fa capo al rigorista ministro dell’Economia, Padoa Schioppa. Che riceve invece l’approvazione del governatore della Banca d’Italia, della Commissione europea e delle principali autorità monetarie internazionali. Una situazione confusa, in cui i ruoli di governo e di opposizione si confondono. I sindacati fanno il loro mestiere, che è anche quello di “lottare” nell’interesse della parte sociale che rappresentano, ma non spetterebbe a chi sta al governo di fare la sintesi, stabilire le priorità ed assumersi le proprie responsabilità senza fare due parti in commedia?