Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Parma, una 12enne rom può disattendere l’obbligo scolastico…

Viene dalla periferia di Parma la storia della bambina di dodici anni che vive in un campo nomadi e in prima media andava a scuola un giorno sì e due no. A seguito delle ripetute assenze, sono intervenuti dapprima gli assistenti sociali, e poi la Polizia municipale, che ha accertato le “pessime condizioni igieniche” in cui viveva la piccola, oltretutto con una famiglia spesso in conflitto con la giustizia.

Così il procuratore dei minori Ugo Pastore, citando le norme a tutela dei diritti dei minori, dalla convenzione di New York al codice penale, ha chiesto di allontanare la bambina dal campo e affidarla ai servizi sociali perché non frequentava la scuola dell’obbligo.

Il responso della Corte di Appello di Bologna, che sta facendo molto discutere, è stato però negativo, proprio a causa della sua origine Rom. La minorenne infatti è stata lasciata con la sua famiglia perché “la condizione nomade e la stessa cultura di provenienza non induce a ritenere la sussistenza di elementi di pregiudizio per la minore”.

Nel capoluogo emiliano la storia sta talmente facendo discutere che il consigliere regionale della Lega Nord, Roberto Corradi, ha presentato un’interrogazione.

Questi i fatti riportati dal consigliere: “L’autorità giudiziaria di Bologna (competente per i provvedimenti relativi a minorenni) – si legge nell’interrogazione – interessata dai Servizi sociali della vicenda di una bambina di etnia Rom che non frequenta la scuola dell’obbligo, avrebbe comunque deciso di non assumere alcun provvedimento nei confronti della famiglia della minore“. E questo, prosegue Corradi, “in considerazione del fatto che trattandosi di Rom, anche la mancata frequentazione della scuola dell’obbligo non costituirebbe pregiudizio per la bambina“.

Per l’esponente del Carroccio è una decisione inaccettabile: “La frequentazione della scuola dell’obbligo – dice – rappresenta un momento imprescindibile nel difficile percorso finalizzato ad educare i giovani Rom a comportamenti compatibili con i criteri di civile convivenza del nostro Paese“.

Ed è “per questo motivo che mi risulta difficile comprendere una decisione che va in direzione opposta“. Non “vorrei – conclude Corradi – che la decisione sulla bambina Rom di Parma fosse l’ennesima tappa di un percorso che legittima chi non è italiano, ma ha scelto di vivere in Italia, a non rispettare le leggi per ragioni pseudo-culturali“.

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