L’espressione ‘Parigi val bene una messa’, coniata da Enrico di Navarra alla fine del ‘500 a conclusione della sanguinosa guerra civile combattuta in Francia dai tre Enrichi (Enrico di Guisa, Enrico III e appunto Enrico di Navarra, che ne uscì vincitore), divenuta nel tempo proverbiale, sta a indicare una scelta opportunistica, strumentale, compiuta per convenienza e non per convinzione, come quella effettuata da Enrico di Navarra, primo monarca francese del ramo Borbone, che si convertì al cattolicesimo (era ugonotto) solo per conquistare il trono della Francia.

Quello fu in qualche modo un ‘atto di sottomissione’, un compromesso come quello compiuto dal protagonista dell’ultimo romanzo di Michel Houellebecq, che accetta la religione musulmana (Islam significa esattamente ‘sottomissione’) per convenienza.

Ma questa volta François Hollande, a capo e a nome della Francia laica e repubblicana, ha respinto ogni ipotesi di appeasement perché quella parte del mondo musulmano fondamentalista che si è resa responsabile dei massacri indiscriminati del 13 novembre 2015 (che ha fatto vittime di 17 nazionalità diverse) non ha voluto colpire solo la Francia ma il modello pluralista e liberaldemocratico a cui si ispira nel suo complesso tutto il mondo cosiddetto occidentale, e che ha le sue radici nell’idea giudaico-cristiana di persona: irripetibile, libera e responsabile.

Lo ha efficacemente sottolineato a Strasburgo il presidente Sergio Mattarella lo scorso 25 novembre, con particolare riferimento all’Unione Europea che “rappresenta, nel contesto internazionale e nell’immaginario collettivo, un punto di riferimento per ogni persona, popolo e Stato che basi la sua esistenza sulla pace tra le nazioni, sulle libertà e il rispetto dei diritti dei cittadini”. Un discorso che meriterebbe di essere commentato e discusso nelle scuole per dare consistenza e vibrante attualità all’esangue insegnamento dell’educazione civica.